La Critica politica - anno V - n. 4 - aprile 1925

148 LA CRITICA POLITICA debolirono il partito dominante, che la sua forza l'ha fuori di Montecitorio, e non recarono all'Aventino l'apporto di energie efficienti: gli dettero solo un appoggio morale. L'Aventino sperava ben altro ; quando Salandra si decise a passare all'opposizione, si illuse che questa sua speranza fosse per realizzarsi, vedendo nella mossa di Salandra l'auspicio di un pronunciamento ben più autorevole. La illusione durò pochi giorni, e la delusione riusc) a1nara. Purtroppo fu anche infruttuosa : l'Aventino continuò ad illudersi, sino a credere che bastasse una malattia di _pochi giorni a determinare il cambiamento della situazione o che il Senato, respingendo il progetto del nuovo ordinamento dell'Esercito, aprisse la crisi tanto attesa. Per un momento anche l'agitazione metallurgica fece sussultare gli animi degli Aventinisti: vi fu chi intravide la possibilità di un conflitto fra corporazioni e partito, vi fu chi sperò che la scesa in campo delle maestranze fedeli alla Fiom segnasse l' inizio di un risveglio proletario combattivo e audace, che servisse a spostare i termini del dibattito : ma anche questa speranza svan), quando l' intervento della Fiom si risolse in un semplice spiegamento di forze, a scopo di manovra, anzicchè in una battaglia. Di fronte a queste risorgenti illusioni e alle dolorose delusioni, solo degli ottimisti incorreggibili come il Dottor Pangloss possono credere alla bontà della impostazione tattica, che l'Aventino ha dato e dà alla sua battaglia: la necessità di una revisione si impone in modo evidente. Questa revisione non può farsi sul terreno parlamentare: il problema non è affatto quello di scendere o di non scendere nell'aula, e non è neppure quello di partecipare o meno alle future elezioni: il problema vero è di abbandonare decisamente la formula chiusa .della pregiudiziale, e di affrontare coraggiosamente, senza mezzi termini, la questione del programma delle opposizioni. Gli Aventinisti per mantenersi uniti e concordi contro il partito fascista si limitano a dichiararsi antifascisti. È troppo poco : essi debbono mettersi in contatto con l'anima del paese, e dire che cosa farebbero se il potere passasse nelle loro mani. Solo cos) i gruppi delle opposizioni riprenderebbero contatto con il Paese e susciterebbero intorno a se consensi e dissensi fecondi. La formula negativa, in cui le opposizioni parlamentari si sono racchiuse, è sterile e impotente : assicura l' unità apparente dell'Aventino, ma impedisce che interessi concreti vedano nei gruppi politici dell' Aventino la loro rappresentanza genuina e solidarizzino effettivamente con esso. L'orrore che gli Aventinisti hanno per un programma Ii paralizza; Ii trasforma in fachiri, che contemplano il proprio ombelico ; li isola dalle correnti prof onde della vita. nazionale. Essi rimandano a domani la discussione su queste linee programmatiche : ma la Nazione per affidarsi ad essi vuol sapere prima ciò che si propongono di fare. Gli italiani ricordano che i partiti di sinistra dal 1919 Bibliotecà Gino Bianco

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