La Critica politica - anno V - n. 4 - aprile 1925

DELL'EMIGRAZIONEITALIANA NEGLI STATI UNITI 175 tratti dalla loro natura più passionale, a delitti di sangne, di cui la stampa « g!alla » americana s' impadronisce dandovi una « undesirable » pubblicità, mentre il carattere sensazionale di tali delitti stimola una più severa persecuzione da parte degli ufficiali di polizia e della giustizia. Ma d'altra parte in base a dati statistici inoppugnabili lo Stella dimostra che gl' italiani danno le più basse cifre di arresti per ubbriachezza e di morti per alcoolismo e acutamente rileva come in verità quasi tutti i mali morali e fisici attribuiti agi' immigrati italiani negli Stati Uniti non sono tutti importati da loro, ma in maggior parte contratti da essi dopo .avervi risieduto. Però l'ostracismo deliberato per legge alla nostra stirpe non è dovuto soltanto a pregiudizi che diremo di razza, ma anche a pregiudizi di indole economica, giacchè sembrò alla Camera e al Senato americano che fosse gravemente · pregiudizievoie per il paese il fatto che tra i nostri emigranti molti rimangono attaccati al loro paese di origine, ove inv!ano i loro risparmi alle famiglie e dove alle volte ritornano riportando un gruzzolo più o meno grande, quasi sempre penosamente raccolto. Senonchè anche questo motivo di divieto alla nostra emigrazione, bene esaminato, si risolve in un pregiudizio. Innanzi tutto, come bene osserva lo Stella, l'Italiano che, dopo pochi o molti anni, ritorna in Italia dimostra con ciò stesso di non essere stato assorbito dalla civiltà e dall'ambiente an1ericano ed è certo assai meglio che ritorni nella sua patria di origine, anzichè rimanga contro voglia in un paese a cui non si adatta : si tratta assai spesso di una forma di auto selezione che purtroppo, tante volte è dovuta a ragioni di salute, e di cui gli Stati Uniti dovrebbero rallegrarsi : si tratta cioè di individui che andati sani e vigorosi in America, dopo un duro e faticoso lavoro in fattorie e fabbricne malsane, contrassero la tubercolosi o altre malattie e che, ormai, disadatti e malati, ritornano in patria a morirvi, lasciando cosi alle città americane il vanto di una più bassa percentuale di mortalità ! D'altra parte è chiaro che impedire l'entrata negli Stali Uniti ai lavoratori italiani porta neces- • sariamente ad un rialzo di salari che non può non ripercuotersi sulla produzione, mentre ogni crisi di questa si riflette sulla economia generale del paese, tanto più in quanto gli emigranti italiani si adattano ai lavori più bassi e penosi e quindi meno ricercati. Nè poi è vero che gli Italiani rappresentino un elemento non facilmente assimilabile. o quanto meno più difficilmente assimilabile delle altre razze e nazionalità: se è vero che gl' Italiani entrati negli Stati Uniti negli ultimi cento anni (18221922) sono 4.476.739 cifra superata solo dalla immigrazione tedesca (5.793.209) non è però meno vero che essa sia la più recente, svoltasi cioè sopratutto dopo il 1890 e ben si spiega che essa sia la meno americanizzata dato il breve lasso di tempo entro cui si è sviluppata. Una statistica riportata dallo Stella circa le partenze dagli Stati Uniti negli anni 1920-1921 dimostra che la percentuale degli italiani che ritornano in Italia dopo la permanenza negli Stati Uniti non è superiore a quella di altre nazionalità : cosa che deve essere ritenuta del resto una forma di naturale selezione ed anche la conseguenza del fatto che non tutta la immigrazione agli Stati Uniti è di carattere permanente. - Ogni paese oltre ad una immigrazione permanente ha altresi una immigrazione temporanea che va regolata in modo diverso dalla prima e lo Stella invoca l'esempio del Canadà, il quale accetta· gli immigranti non sulla base di quelli che vogliono entrarvi, ma sulla base di quelli che occorrono per i suoi bisogni». - Il Canadà si accorda ibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==