SEMPRE DEL PROGRAMMA 143 che involge tutte le altre e che sul momento ha ben altra _importanza di quella di sapere se si aspira o 1neno all'emancipazione di tutti gli sfruttati e alla giustizia sociale nell'anno duemila. Ma deciderla vuol anche dire prendere posizione di fronte ad alcuni problemi pregiudiziali dell'ordinamento dello Stato. Nè è a credere che ciò sia senza importanza per ottenere quei fatti che si vorrebbero comunque, magari non accompagnati dalle parole. Come ebbi occasione di avvertire (I) programma - quando non è un insieme di cianfrusaglie diverse, raccattate qua e là - è metodo per prima cosa. Altro è muoversi in vista di un risultato parlamentare, e altro è muoversi avendo scartato del tutto tale possibilità. Dirò che sono due cose completamente diverse. Se si pensa che risultati parlamentari siano tuttora possibili non v'è nessuna ragione perchè coloro che hanno tale convinzione continuino a restare fuori delaula. Ma ciò vuol dire altres} riconoscere lo stato di fatto come stato di ·diritto, adattarsi ad esso (sia pure per modificarlo), accettare di operare nei limiti e nelle condizioni in esso legalrnente (e cioè atta verso le formalità della legge) stabilite. Gli oppositori nell'aula - che debbono al fascismo la loro origine elettorale - si trovano precisamente su tale terreno. Ed ecco anche perchè gli oppositori dell'Aventino hanno il dovere politico di definirsi nei loro confronti. Se poi si ritiene che a Montecitorio non ci sia nulla da fare, bisogna pensare ad altro, cioè lavorare a determinare nel paese queHa situazione che non si potrebbe determinare alla Ca1nera. Intanto si dovrebbe avere la onesta franchezza di dire che a Roma non si può fare nulla di più e di 1neglio di quel che non si possa fare in qualsiasi altro luogo d' Italia. So bene che i deputati di opposizione non si attribuiscono nessuna virtù taumaturgica per il fatto della medaglietta; non devono però nemmeno lasciarsela attribuire. Purtroppo in provincia - effetto della diseducazione parlamentare di ·sessant'anni di centralismo - si ritiene sempre c.he il deputato abbia . capacità e possibilità sconosciute agli altri mortali. < Ci hanno a pensare i deputati I > - dicono. E i deputati, se non dicono lo lasciano capire, confermano : < lasciate fare a noi I>. E poi succede che in provincia attendono di sapere quali miracoli stiano combinando a Roma, e a Roma può venir fatto - vogliamo dunque dirlo ? - di · sentire i deputati lamentarsi perchè il popolo in provincia non si fa sentire e non si muove. E se si dicesse al popolo che il miracolo, se non lo fa lui, nessuno lo fa? E se, senza pensare a Roma· dove· non c'è nulla o quasi nulla da fare, si ritornasse in provincia? Dal Risorgimento è destino che nulla incominci da Roma e tutto a Roma finisca. Il movimento può determinarsi solo al di fuori. Fuori sono le forze, le istitu- - zioni sulle .quali premere e colle quali operare. Recentemente si è avuto (1) In un articolo < Per il metodo e il programma dell'opposizione > nella VoceRepubblicana del 28 marzo. B"blioteca Gino . 1an.co
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