APPUNTI PER UNA STORIA DEL SOCIALISMO ITALIANO 171 ristretti; la simpatia verso i movimenti spirituali degli scrittori sorti nel dopoguerra. Indici questi di un rinnovamento, sull'avvenire del quale non intendiamo pronunziarci poichè esso oggi attraversa una fase acuta e forse decisiva. Il massimalismo di fatti si dibatte tra due opposti poli. Da un canto ammette le istituzioni democratiche quale base necessaria all'ascensione proletaria. Dall'altro sostiene che è sempre immancabile in ultimo la spinta rivoluzionaria per l'attuazione della società socialista e la conseguente dittatura del proletariato. Ma è poi vera dittatura questa che i massimalisti sostengono? Prospettando questa domanda ci pare di poter far rilevare ·sufficientemente la crisi di codesto pensiero. Poichè per esso la dittatura è azione di una maggioranza su di una minoranza, non sono forse sufficienti i poteri dello Stato a garentire qualunque ascensione nel pieno esercizio di ogni libertà? Non intendiamo rispondere per conto nostro. Solo si deve dire che l' interrogativo è stato posto in sede formale. Secondo noi il massimalismo rappresenta la oscura elaborazione di quelle nuove forze democratiche che se arriveranno a formarsi trarranno l'Italia dal presente medioevo abbandonando conseguentemente questi miti. Miti che sono simboli di esperienze necessarie per giungere ad una più virile e umana concezione della vita. VII. E siamo cosl al comunismo. Per bene valutare occorre distinguere due forme di esso. Quella del periodo rivoluzionario iniziatosi nel '18 e quella attuale. Forme che sono in completa antitesi fra di loro. La prima di fatti espresse un caso di maturità. Mentre il rivoluzionarismo si esauriva sul marasma e nella verbosità, nuclei di operai delle città maggiormente industriali si sentivano sufficientemente preparati e maturi per un'azione diretta ad impadronirsi dei poteri dello Stato. Da quì la preoccupazione di tutto tradurre in termini politici e la lotta per i consigli di fabbrica che non dove• vano avere semplice funzione di controllo. Il comunismo attuale, invece - secondo i risultati delle nostre osservazioni - è il partito degli stati meno preparati delle classi lavoratrici. E le ideologie sostenute, di fatti, ci danno ragione. Il marxismo comunista è il marxismo catastrofico. È leninismo. Secondo esso nulla esiste oltre il materialismo storico in blocco, premesse ·e conseguenze. Tutto è finzione borghese. E la parola " borghese " è detta in tono di spregio mentre essa rappresenta lo stadio di maturità di una classe. Così il concetto di rivoluzione acquista secondo i comunisti un senso particolare. Non è azione possibile nei quadri degli ordinamenti. È, invece, violenza, azione diretta contro essi e al conseguimento della dittatura proletaria ( che è dittatura di una minoranza in una maggioranza destinata a trasformare la prima nella seconda) quale forma di transizione per l'attuazione del paradiso terrestre. Torna utile perciò ripetere una frase di Lenin per avere chiare le idee. " La dittatura del proletariato non è la dittatura di tutto il proletariato ma la dittatura della parte più avanzata del proletariato la quale si incarica di rappresentare i proletari arretrati attraverso il potere dello Stato n• Ora in essa è tutto il comunismo nell'azione e nella mentalità evidentemente metafisica. Si chiede : come si pub fa~e a classificare la parte avanzata e la parte arretrata del proletariato? .. iblioteca Gino Bianco
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