La Critica politica - anno V - n. 4 - aprile 1925

156 LA CRITICA POLITICA Ma, in tali condizioni, è assurdo parlare di < pericolo bolscevico >. fra socialdemocrazia e comunismo vi è, in realtà, una antitesi insuperate di concezioni, e, ciò che più conta, di reale radicazione nei fatti: in tal modo che, se la prossima congiuntura economica è propizia aglt esperimenti democratici, per C!Ò solo, essa è avversa a ogni tentativo comunista. Questo poteva avere una logica, quando, data una miserrima economia generale, il problema non era quello di meglio ripartire i redditi, ma quello di appropriarseli; e, sotto questo aspetto, il massimalismo è stato la sola forma di democrazia reale allora concepibile. Ma oggi non ne avrebbe più nessuna; sarebbe (e sarà) un fuor d!opera politico. fatto, o per tener desta la vendicatrice collera del passato, o per segnare una tappa sulle vie lontane dell' evversione. Il comunismo di domani è destinato a fallire. È fallita, almeno in gran parte la socialdemocrazia tedesca, che colse la Germania in uno stato di strematezza assoluta, prima , che si iniziasse la ripresa economica ; ma qu~sta ora procede a passi · giganteschi, ed è il domani che ci mostrerà i successi sostanziosi e stabili dei rinnovati esperimenti sociali democratici. Dubbie invece appaiono le sorti destinate al radico-socialismo francese: il quale ha ereditato un paese dissestato da cinque anni di guerra combattuta e da altri cinque anni di guerra allo stato potenziale; e che succede a un governo conservatore di tipo distruttivo e non, come ha voluto essere il fascismo, di tipo classista ma costruttivo. Ma, appunto per le stesse identiche ragioni, che debbono essere solo capovolte, non è dubbio che la fase comunista è da considerarsi in Italia tramontata per un tempo incalcolabile: e che il < pericolo bolscevico > non è, realmente, che uno spauracchio, dietro cui non si cela che la paura conservatrice delle solide e certe realizza- .zioni della democrazia. N. MASSIMO FOVEL LA BUROCRAZIA ANTIFASCISTA f L'antifascismo della burocrazia in fondo è una balla: non è mai esistito. La burocrazia è con tutti i governi e i burocrati per salire non hanno mai badato agli uomini di governo sui quali poggiare : c'è chi è salito con Giolitti, chi con Nitti, chi con Salandra e chi con Mussolini e i più abili hanno saputo giovarsi di tutti. E continueranno a giovarsene. I governi passano (passerà anche quello di Mussolini) ; la burocrazia resta. Il problema burocratico, insomma, non è di uomini," è di ordinamenti. Finchè lo Stato vorrà far tutto lui - essere lo Stato forte e lo Stato tutto - e gli offici saranno molti e moltissimi gl' impiegati e complicato il meccanismo, la burocrazia continuerà a dominare, incontrollata e incontrollabile dai governi, dai Parlamenti e dai Partiti, quello fascista compreso. Il fascismo s'illude se crede di poterne limitare o controllare i poteri, quando poi effettivamente la sua ~ azione politica economica- e sociale nello Stato e quella che si propone nell'avvenire è volta ad accrescerne la potenza e la indip'endenza. . Nessun governo ha cosi giovato allo sviluppo e al predominio della burocrazia come quello fascista. Biblioteca Gino Bianco

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