La Critica politica - anno V - n. 4 - aprile 1925

150 LA CRITICA POLITICA La vittoria sul fascismo si avrà veramente solo quando si sarà data una più alta educazione politica a larghi gruppi di it~liani : la elaborazione delle linee programmatiche, cui noi invitiamo gli aventinisti, non sarà ultimo mezzo per questa educazione politica, che ci metta al sicuro da nuovi arrivisti e da nuovi profittatori, abili nel servirsi della retorica come di un trampolino per la loro ascesa : e anche per qu~sto ci appare rispondente a una necessità profonda l'affrontare questo problema fondamentale fin da oggi, senza rinviare tutto a un mitico domani. · Questo rinvio, secondo noi, pregiudica le sorti di una battaglia, che non può essere fatta solo in nome di aspirazioni teoriche ma deve avere un suo contenuto di interessi concreti, e ostacola quel processo di educazione politica, che è tanto necessario per elevare il tenore della vita italiana: ad esso i giovani debbono opporsi recisamente, e, se i capi del1' Aventino insistono nel loro atteggiamento, dimostratosi inconcludente, bisogna porli da parte, affidando la direzione della difficile lotta a uomini, che abbiano una mentalità più lucida e più aperta e che siano capaci di guardare alla realtà della vita sociale italiana senza gli occhiali affumicati di Montecitorio. L'esigenza imperiosa dell'ora che volge è questa: avere idee chiare, proporsi un obiettivo concreto. Su quali forze si vuol far conto per passare da un regime dittatoriale a un regime liberale che trasmodi in licenza, che· non permetta sanguinose vendette, che non comprometta il ritmo produttivo ? Con quale idea direttrice, e con quali interessi si vuol governare domani? Quali classi e quali ceti debbono avere la direzione della cosa pubblica? A queste domande l'Aventino non vuol rispondere, e questo silenzio lo uccide, facendolo apparire come un troncone rimasto privo della linfa rivificatrice ; risponda e riacquisterà una funzione efficiente nella vita italiana : potrà vincere o perdere; 1na sarà vivo. GIULIO PIERANGELI LA LETTERA E LO SPIRITO DELLO STATUTO Lo Statuto, è vero, riconosce alcuni diritti ai cittadini: quello di parlare, d pensare, di riunirsi, di discutere e di scrivere liberamente. Nessuno pensa di disconoscere o di discutere queste libertà e tanto meno il Presidente del Consiglio : solo egl isi serve della facolt'à che gli accorda lo Statuto, di limitare a volta a volta queste libertà per motivi di ordine pubblico : ed è quello che ha fatto fino ad oggi. Vi è anche il Parlamento. . Ma che cosa è il Parlamento per lo Statuto se non una concessione del po tere regio ? Per esso il re chiama il popolo a collaborare col potere esecutivo nella formazione delle leggi, ma se questa collaborazione oltrepassa i limiti e tende ad esercitare una funzione autonoma, questa tendenza bisogna reprimerla .. In questo fascismo e liberalismo sono d'accordo PAOLO ALBATRELLI Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==