La Critica politica - anno V - n. 3 - marzo 1925

RIVOLUZIONARI E COSTITUZIONALI 103 della marcia assai prodighi d'aiuti. (Lo considerino questo gli unitari • sopratutto). La vecchia costituzione è rotta ; ora poco ci vuole ad accorgersene per chi se la trova in cocci fra· piedi. Ma quando fu rotta, e da chi ? Perchè nel '24, e non piuttosto nel brumaio del '22? A noi sembra che tutti questi blasonati democratici non siano i migliori generali per la guerra che ci dichiarò ufficialmente il Farinacci ; per quanto abbian dimostrato di saper cos} abilmente e gelosamente curare gli interessi propri, da riuscire a far smaniare per la costituzione tutti i sovversivi. Se pensiamo che da costoro in fondo, da quella società e mentalità eh' essi han sempre rappresentata, trae le sue origini il fascismo, in quanto in esse potè trovare le condizioni prime per affermarsi, noi non vediamo quale gran vantaggio derivi ai rivoluzionari dal lasciarsi crocefiggere sopra quel costituzionalismo che, ministri proprio quei signori, tenne - fin che potè - il fascis1no a tutela; e questo per una fittizia, sterilissima unità di opposizione. La critica che l'Ansaldi muove al. partito repubblicano (che noi facciamo nostra), può, su lo stesso motivo, più utilmente estendersi a tutti i partiti e le frazioni rivoluzionarie in Italia ; rilevando l'errore di accettare come posizione di minimo il massimo dei postulati degli altri partiti coalizzati, senz'accorgersi di comoattere in questo modo per la restaurazione ed il rafforzamento definitivo, chi sa mai per quanto ancora, di quella stessa condizione di cose, il cui sovvertimento all'opposto solamente giustifica l'atteggiamento loro rivoluzionario. I socialisti (unitari e massimalisti) hanno invero un bellissimo argomento da addurre in iscusa, la necessità cioè di sostenere, in determinate contingenze, la parte pii1 liberale contro quella più retrograda della classe nimica, s} che paion disposti in fondo a lasciarsi prender per il naso da questi furbi borghesi, che al momento buono finiscon se~re col dividersi in due sotto-classi in lizza tra loro, cos} da non dar mai tempo ai novatori di farsi avanti per conto proprio ; cos} da mettere i più accesi sovversivi nella necessità di commemorare magari, come s'è fatto in una città di conoscenza, l'anniversario fatidico dello Statuto albertino, con dinamici manifestini dove ·si leggeva un bel < viva lo Statuto >, o con altri pilì gustosi che dicevan : < La stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi. Art. 28 dello Statuto >. (Chi sa mai per quale scrupolo non completando l'articolo stesso col capoverso < Tuttavia le bibbie, i catechismi, i libri liturgici e ~i preghiere non potranno essere stampati senza il preventivo permesso del Vescovo >). Nella necessità cioè di inneggiare, còl rischio di finir in guardina, all'Editto sulla stampa, e con esso alla Legge comunale e provinciale .... d'attuale memoria. Via, signori rivoluzionar'i, dove credete di finire di questo passo ? Per una restaurazione possono battersi pure gli uomini dell'ordine (dell'ordine d' ieri), ma i rivoluzionari no. È puerile pensare di far ritorno Biblioteca Gino Bianco

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