La Critica politica - anno V - n. 3 - marzo 1925

' 126 LA CRITICA POLITICA direttive che contrastano ai principii fondamentali ,tessi del movimento repubblicano italiano. Se una di queste peraone dispone poi di mezzi comunicativi brillanti, ecco sollevarsi dibattiti e polemiche nei congressi e nella stampa intorno alla tattica del partito e ·alla sua funzione.. . Io credo che quando si tenessero presenti i principii informatori del repubblicanesimo italiano, molte dlscu.ssioni risulterebbero superflue, e il piano d'azione del partito apparirebbe una logica applicazione di quei principii. Il fine etico dell' idea repubblicana,. la solidarietà umana, l'affratellamento di tutti gli uomini d'ogni stirpe e d'ogni lingua, induce nella politica internazionale a promuovere la federazione repubblicana europea quale avviamento alla repubblica universale, e, nel campo sociale, a capovolgere i rapporti tra il capitale e i lavoratori, trasformando quello in strumento subordinato alla mano d'opera. , Il primo proposito, eminentemente politico, esige che tutte o la maggior parte delle nazioni si conquistino il reggimento repubblicano ; e in ogni paese rimasto in arretrato coi tempi il più assillante dovere delle correnti d'avanguardia è quello d'affrettare la soluzione del problema istituzionale, con qualsiasi mezzo, approfittando di qualunque occasione propizia, e al momento favorevole ricorrendo all'audacia, tentando e ritentando, finchè si . riesca. L'azione che si prefigge di modificare i rapporti sociali, azione molteplice, educativa; sindacale, cooperativa, mutualista, tecnica, politica, richiede il maggiore sviluppo del metodo organizzativo: l'organizzazione degli operai, dei contadini, dei lavoratori intellettuali addetti alle industrie, ai commerci, alla navigazione, costituisce naturalmente o dovrebbe co11tituire il perno dell'attività degli uomini di fede repubblicana. Non nego che l'organizzazione sindacale e specialmente quella cooperativa, tanto di produzione come di consumo, celi il pericolo di tessere una rete d'interessi che possono attenuare lo spirito rivoluzionario, indispensabile a un movimento che si proponga di demolire l' istituto politico vigente. Tale tendenza soverchiamente quietista, che potrebbe forse affievolire slanci decisivi, va neutralizzata dalla funzione specifica del -partito di convincere con la propaganda le masse operaie e agricole della necessità che esse abbiano a conquistare lo stato con la instaurazione della piena e assoluta sovranità popolare. Questo criterio della conquista dello stato da parte delle classi più numerose non trova il consenso delle frazioni liberali, qualcuna delle quali non respingerebbe a priori una soluzione repubblicana; ma va rilevato che il partito repubblicano italiano, per la sua dottrina, è da considerare quale partito socialista. Nella crisi politica formidabile in cui si dibatte presentemente l'Italia, sarebbe fuor di luogo che i repubblicani s'affannassero a ricostruire le cooperative distrutte dal ciclone fascista, aarebbe tutt'altro che inutile però che essi s'interessassero maggiormente dell'organizzazione sindacale per far leva della classe agricola e del proletariato industriale a un fine rivoluzionario repubblicano, contraatando l' influenza accomodante, addormentatrice del partito· socialista unitario, in procinto di diventare pur esso, come la democ~azia radicale ex-repubblicana, un puntello dell' istituto monarchico. Biblioteca Gino Bianco

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