La Critica politica - anno V - n. 3 - marzo 1925

Al MARGINI D'ITALIA : IL REGIONALISMOCORSO 123 migliari ivi abbandonati per obbedire alle necessità della vita, e che ormai si riducono a pietosi ricordi. Le sue rievocazioni commosse riescono qualche volta a raggiungere la lirica. A. Bonifaccio insegna lettere fran·cesi ed italiane a Nizza, ed è l'animatore di quella colonia insulare che sotto lo stesso cielo, ed in vista dell'estreme vette della terra natale, non può sentire troppo acuta la nostalgia. Il sacerdote Domenico Carlotti (Martinu Applnzapalu) è uno dei più fer- . venti sostenitori del movimento autonomista corso. Curato in Francia prima della guerra, ha sentito il bisogno, dopo la grande crisi mondiale, di ricongiungersi alla terra natale, e vi è ritornato. Temperamento esuberante come i parroci dell'antica Terra di Comune che convocavano l'assemblea della pieve e guidavano i miliziani alla battaglia, con ardenti polemiche difende la lingua corsa dai troppi francesismi che minacciano di corromperla, ed agita i problemi generali del1' isola, cercando di scuotere l'apatia di molti suoi conterranei. Con la sua canzonetta Trinnichellu, ormai famosa in tutta la Corsica, ha messo in ridicolo la ,, ferrovietta traballante e disagiata, unico mezzo di comunicazione fra le due principali città, mezzo di cui pur tuttavia sono prive ancora Bonifacio e Sartene. Carlotti è anche un vigoroso ve1seggiatore ed un appassionato foll9orista. Barbabianca l'anticane è la rielaborazione poetica d"una leggenda da focolare, nella quale è adombrato il ricordo del nomadismo della gente corsa, e del primo suo fissarsi in sedi stabili. Questo nuovo periodo di civiltà è simboleggiato dalla costruzione del tempio per iniziativa del paterfamilias, il venerando Barbabianca, con la protezione e l'intervento miracoloso di Dio. Il poemetto, scritto con molto garbo e smagliante di colore, è corredato di un glossario per quelle voci che si allontanano dalle radici italiana e francese. Un maz·zolino di fiori di un intenso profumo ci è .offerto con la raccolta dei versi di Marco Angeli : Malincunie. Si tratta di un tenue poeta. Nei suoi versi_ l'aspro dialetto corso acquista una squisitezza formale che dà valore ad ogni parola. A. Bonifacio canta serenamente la sua giovinezza <?rmaitramontata, Carlotti si ricollega alla storia del suo ·popolo, Marco Angeli si rifugia in uno stato d'animo nostalgico, che attenua le impressioni dell'ambiente esterno e conosce la realtà naturale solo a frammenti e di scorcio. Il paesaggio infatti è sempre il medesimo : le scogliere della nativa Sartene,, battute disperatamente dalle onde, gli argentei oliveti che fanno corona alla cittadina, le viottole piene di sole sul greppo montano, e qualche bianco viso bendato di nero. Ma tutto ciò è artificiosamente stilizzato ; sicchè il selvaggio paese corso appare ridotto, in forme calligrafiche, a semplici contrapposizioni di su- · perfici unite, con qualche tenue nota di colore; secondo la formula nipponizzante di Aubrey Beardsley, o di Umberto Brunellesch_i·. Ci si sente insomma del decadentismo; la lirica assume qualche volta l'aspetto del ninnolo profumato francese, e qualche volta rivela la diretta reminiscenza:- Piove maltncunla In fondu a lu glardlnu E ptegne lu vlultnu D'un'agra nostalgia. Io non so se la tenue ma purissima vena poetica di Marco Angeli possa ancora. a lungo trovare alimento, se il poeta cioè possa avere . nuovi originali Biblioteca Gino Bianco·

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