La Critica politica - anno V - n. 3 - marzo 1925

LA CRISI DELLA GIUSTIZIA 121 1ibertà e indipendenza. Giaccbè il prestigio della giustizia non si conser- ·va s~ non elevandola al di sopra della mischia e ispirando nei cittadini ·il rispetto e la fiducia in essa. I giudici sono uomini e possono quindi .anche errare ; ma agli errori normali, che una oculata amministrazione della giustizia dovrebbe ridurre al minimo, non devono aggiungersi quelli .derivanti da insufficienti guarentigie in coloro che a tale amministrazione . vengono addetti. E bisogna altres) riaffermare il concetto dell'obbedienza •di tutti i cittadini alla legge, senza distinzioni di classi o di partiti. Scrisse Giuseppe Zanardelli nel suo discorso primo dell'Avvocatura : •< Il diritto e la legge : in queste par9le nelle quali si compendia l'oggetto -cui si applica di continuo il cuore e la 1nente dell'avvocato, racchiudesi un programma di progressive franchigie ; giacchè secondo la nobile definizione <li Kant, il diritto è la libertà, e la legge è certamente la nemica irreconciliabile di ogni arbitrio e di ogni violenza. E quindi ogni -qualvolta la politica in nome della pretesa ragione di stato si allontana dalla giustizia, l'avvocato, questo Cavaliere della legge, come usava di -chiamarlo un antico imperatore, è tratto ad opporre il vecchio adagio della sua dottrina : Fiat justitia et pereat mundus >. E la legge applicata da giudici onesti, e indipendenti è appunto la Giustizia. GIOVANNI PETRACCONE PAROLE AGLI AMICI Anche gli amici della Voce hanno voluto occuparsi dei nostri ultimi scritti sull'opera e i risultati delle opposizioni parlamentari. Era nel loro diritto. Ma il tono e la forma ci sono dispiaciuti. Cos'è, infatti.i questo presentarci ad un pubblico che per buona parte non ci ha letto quasi quasi come soldati ·poco fedeli alla causa ? Eppure gli amici della Voce, che ci conoscono per lunga consuetudine, sanno che tutta la nostra vita è una milizia e che in essa abbiamo combattuto sempre, senza sosta, senza risparmio, e senza debolezze. E cos'è questo giudicare in via assoluta su ciò che è bene e su ciò che è male quasi che noi fossimo totalmente sprovvisti di senso di discernimento e di responsabilità che invece (ci sia consentito il dirlo) non ci ha /atto mai difetto, e perchè considerare l'Aventino come un sancta sanctorum del quale non deve essere permesso discutere ? No, cari amici, non siamo d'accordo I La facoltà di stabilire ciò che è bene , ~iò che ~ male, in via assoluta, non esiste p~r voi come per noi. Tutto è relativo. E tutto merita di essere discusso. In certi casi deve anzi esser discusso. Chi vi assicura che, mentre una battaglia· è finita e f altra deve ancora incominciare, _con la nostra critica sul passato noi non serviamo la causa della opposizione più efficace- . mente di quanto non farsmmo tacendo ? E credete eh, noi parleremmo si non avessimo tale convinzione ? ..,. Biblioteca Gino Bianco

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