La Critica politica - anno V - n. 3 - marzo 1925

LA CRISI DELLA GIUSTIZIA 7 Quali sono i motivi per cui in Italia non si è finora raggiunta una vera indipendenza giudiziaria ? Se ben si guardi al modo col quale si è arrivati, in Italia e altrove, all'attuazione della tripartizione delle funzioni organiche dello Stato, vale a dire legislativa, esecutiva e giudiziaria, si comprenderà facilmente come e perchè mentre le due prime abbiano raggiunto una sufficiente autonomia, non egualmente è accaduto per la funzione giudiziaria. Ed invero, · la lotta contro gli antichi regimi assoluti fu sostanzialmente diretta a restringere le attribuzioni del- Sovrano, imponendogli la limitazione di dividere il governo della cosa pubblica colla rappresentanza popolare (parlamenti) ma senza scindere nella pubblica amministrazione la funzione giudiziaria da quella di carattere amministrativo. L'unica concessione popolare, in simile materia, fu l'istituzione dei giurati che però rimase limitata al giudizio nei processi d'indole politica, ed a quelli di maggiore importanza, laddove l'istruzione di tali processi rimase sempre affidata alla magistratura togata, la quale non ebbe mai il riconoscimento di potere autonomo dello Stato, ma fu considerata come una branca della pubblica amministrazione. Ecco perchè in Francia, in Germania etc. cos) come in Italia, la funzione giudiziaria è rimasta subordinata alle altre due, legislativa ed esecutiva. Ben diversa è invece la situazione del potere giudiziario in Inghilterra dove le istituzioni liberali hanno avuto un assai più antico sviluppo, e negli ·Stati Uniti di America, dove, non essendoci un assolutismo da co1nbattere, la tripartizione delle funzioni dello Stato s'impose fin dal sorgere della Nazione a Stato. S'intende perfettamente come il potere esecutivo abbia avuto tutto l'interesse a mantenere la funzione giudiziaria in uno stato di minorità: non s' intende invece come e perchè i parla1nenti non abbiano cercato di sviluppare l'autonomia del potere giudiziario, o meglio lo si intende considerando il modo come essi hanno funzionato, in Italia, dalla formazione del R~gno. Infatti l' iniziativa di proporre le leggi è in sostanza sempre appartenuta al potere esecutivo, il quale come si è detto, e come era ben naturale, si è sempre guardato dal concedere una maggiore autonomia ed indipendenza al potere giudiziario : la passività dei Parlamenti e il .disinteresse della pubblica opinione, dei partiti e delle correnti d' interessi resero possibile questo mancato sviluppo che appare come un residuo degli antichi dispotismi. La conseguenza di quanto siamo venuti dicendo è questa: che la magistratura in Italia è stata sempre considerata e si è sempre essa stessa considerata come dipendente dal potere esecutivo : il suo recente inquadramento nei ruoli dei pubblici funzionari sta a dimostrare che essa non è considerata diversamente dagli altri impiegati. Il nuovo ministro della giustizia, as·sumendo il suo alto ufficio, mentre prometteva di migliorare le condizioni economiche della magistratura, aggiungeva che è assurdo pensare che essa possa costituire un potere autonomo dello Stato, giac- - B'blioteca Gino Bian~o

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