La Critica politica - anno V - n. 3 - marzo 1925

112 LA CRITICA POLITICA sempre riscontrare in questi ultimi un avviamento di bonifica, un più alto grado di intensità colturale. Il concetto della bonifica meridionale, che analizzandolo e sintetizzandolo, è il problema di un migliore, più redditivo sfruttamento del suolo, di tutto il suolo suscettibile di coltura, intesa la parola nel più ampio significato che essa può avere, è stato, in tal senso, ben chiarito dal Serpieri, quando gli eventi vollero che egli si trovasse (per breve tem·- po, purtroppo 1) a reggere il Dicastero della A·gricoltura, in quel palazzo di via XX Settembre dal cui frontone fu cancellata la chiara parola agricoltura per sostituirvi quella più astrusa di economia con l'aggettivo ora di moda, nazionale. Il Serpieri vedeva e vede chiarissimo. Doveva affrontare la risoluzione del problema per gradi, non essendogli consentito, dal posto che occupava, di dettar legge ai Dicasteri concorrenti dei Lavori Pubblici, del Tesoro e delle Finanze. In germe ha lasciato, con i provvedimenti che portano il suo nome, la soluzione del complesso problema; ma chi scrive senza essere· pessimista, teme assai che il germe non potrà tanto presto, per ora non di certo, diventare nemmeno un arboscello, non che pianta adulta e forte come quercia. Il testo unico dei provvedimenti che riguardano le bonifiche, non è per nulla intonato alle necessità meridionali. Ogni provvedimento ufficiale del Governo centrale porta la sacramentale frase di concerto coi Ministri di. ... e di. .. ; ma, purtroppo, il concerto è uno sconcerto, sconcertante chi vive ed oper~, per quanto modestissimamente, nell'ambiente morale meridionale. Finchè del miglioramento ai fini produttivi del territorio meridionale più abbandonato si occuperanno - troppo spesso ignorandosi, se non addirittura contrariandosi - due o più Ministeri, finchè le opere che uno o l'altro dei Ministeri incoraggierà o sussidierà, resteranno, sia per l'ese- , cuzione che per la conservazione, alla mercè di funzionari statali o anche di Enti non direttamente interessati al conseguimento del fine ultimo, che è l' incremento produttivo del suolo, si avrà troppo spesso - come la dolorosa storia delle bonifiche meridionali insegna - sperpero di danaro e null'altro. Chi scrive è, in questa materia, di un radicalismo che sarà giudicato· forse eccessivo. Non ha fiducia alcuna nell'opera statale; vorrebbe del tutto eslcusa la ingerenza del potere centrale nel problema delle bonifiche. Egli Io vede e vorrebbe ·che diventasse un problema alla cui soluzione mirassero unicamente gli enti locali e gli interessati dirètti, proprietari ed agricoltori. L'opera del potere centrale ~ dovrebbe limitarsi a favorire, ciò che oggi non fa, indirettamente la soluzione, consentendo la provvista e la formazione in luogo· del capitale necessario, non depauperando e immiserendo, ma consolidando la economia locale e generale. Lo studio e la risoluzione dei molti problemi tecnici, nel senso più. Biblioteca Gino Bianco

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