La Critica politica - anno V - n. 2 - febbraio 1925

56 LA CRITICA POLITICA da questo laborioso quinquennio, saturo di crisi e di fermenti, va tratto un insegnamento per ognuno dei suoi varii aspetti. La nostra diagnosi dei mali della vita italiana si compendia in una parola: accentramento, ma in essa noi sintetizziamo varii problemi. Condannando l'accentramento, noi ci dichiariamo ostili al fiscalismo eccessivo e sperequato che grava sull'economia nazionale, al protezionismo doganale, che favorisce il rincaro della vita e distrae il capitale da più logici e più produttivi investimenti, all'onnipotenza dell'alta burocrazia e della plutocrazia, a una politica di favoreggiamento delle città a danno della campagna, e reclamiamo un nuovo indirizzo statale, che gravi meno con le imposte dirette e indirette sulla produzione, che permetta agli agricoltori di investire nei loro ·campi i capitali dalla terra reclamati per produrre di più, che rompa il viluppo burocratico abolendo la stabilità di impiego e sostituendo alla pensione coatta la libera polizza di assicurazione sulla vita, che dia preminente importanza ai problemi rurali e non pretenda di imporre a tutti gli italiani cos} diversi fra loro un unico figurino. Questa diagnosi sottoponiamo ai gruppi dell'Aventino, perchè su essa si pronuncino : e lo facciamo pur sapendo che essi nella loro grande maggioranza, per la loro mentalità e per la loro educazione politica, non solo non consentono in essa, ma non riescono a comprenderne neppure la portata fondamentale. I riformisti turatiani, pur potendo contare sul vasto appoggio di masse rurali della Valle padana, sono statolatri e industrialisti; i popolari, che hanno in Don Sturzo un apostolo del decentramento, non hanno mai tradotto questo apostolato dottrinario in azione concreta; i democratici sociali con i loro Giuffrida rappresentano troppo il ceto impiegatizio nelle aspirazioni a un più vasto intervenzionismo statale, e sono i naturali alleati dei rifonnisti in una politica di vasti lavori pubblici, che richiede molte tasse e molti impiegati. Cos} i maggiori gruppi dell'Aventino, se possono passare il Rubicone· per porre la candidatura del loro blocco alla successione, non sono capaci di aderire sostanzialmente a un programma rurale quale noi vagheggiamo, con il convincimento profondo che solo da queste nuove direttive potrebbe avere inizio in Italia una lotta veramente feconda e progressiva, nell' interesse di tutti. Dal formarsi di una coalizione politica, che apertamente e chiaramente si assumesse di difendere gli interessi rurali, che la lotta conducesse non sotto lo schermo di principii teorici ma in nome di dichiarati interessi pratici, toccanti la vita quotidiana, avrebbe inizio in Italia un nuovo ciclo storico, che sarebbe caratterizzato anche dall'assenza della retorica, pestifera malattia cara alle democrazie latine. Ma non vediamo un gruppo che sia deciso a passare questo Rubicon_e, neppure oggi che l'alto prezzo del grano e la protezione zuccheriera fanno discutere su per i giornali e nelle farmacie politiche i problemi agricoli. ' Gli altissimi prezzi del grano, giuriti a qualche mese dal raccolto quando Biblioteca Gino Bianco

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