La Critica politica - anno V - n. 2 - febbraio 1925

94 LA CRITICA POLITICA Dissidente, perchè? L'on. Torre, intervistato, lamenta che il Direttorio del Partito abbia trattato lui e i suoi amici in un modo che essi non credono di meritare e, per precisare, rende noti alcuni particolari della campagna elettorale dell'anno scorso facendo rilevare come si fosse tentato, allora, di farlo uscire menomato dalle elezioni, nonostante egli occupasse una posizione ufficiale altissima. La Commissione Esecutiva del Partito, dal suo canto, rispondeva_ deliberando l'espulsione dei tre deputati e accusando esplicitamente - in un suo comunicato - l'on. Torre di essersi " attribuito investiture per una eventuale lotta elettorale n• Non sembra, però, che gli espulsi siano disposti a desistere dal loro atteggiamento: al contrario annunciano di volersi far centro dei dissiden- . ti di tutta Italia e di preparare la uscita di un giornale quotidiano. Interessante, di questo episodio, la polemica di contumelie e di diffamazioni reciproche svoltasi sulla stampa fascista e nella quale l'Impero è venuto a fare la ·seguente considerazione: " Se dovessimo scrivere la storia di tutti i tentativi secessionisti ai danni del Partito fasci sta dovremmo scrivere una storia miseranda di mosse abortite, provocate da uomini o incapaci o disonesti che scambiarono la loro ambizione delusa per il centro dell' universo ". La elevazione di Farinacci. Il pericolo che nuove manif estazioni di dissenso abbiano a rendere difficile la situazione interna del fascismo deve essere stato valutato in tutta la 91la gravità da Mussolini il quale, il 13 c. m. in una riunione del ·Gran Consiglio fascista, ha colto l'oc- -casione della presenza dell'on. De Biblioteca Gino Bianco Vecchi, ritornato in lunga licenza dalla Somalia, per additarlo come " esempio di disciplina ai fascisti d'Italia ,, e per un vivace accenno ai dissidenti. " Si parla - egli ha detto - molto, troppo di disciplina. Della parola disciplina ci si riempie la bocca, finchè la disciplina è facile, ma se per avventura essa impone un sacrificio - o politico o personale - allora nascono i puntigli, i secessionismi e talvolta i tradimenti nerissimi. La verace disciplina non _ comporta, anzi repelle dagli esibizio- ► nismi di troppi Marcelli coi loro ridicoli, sterili e oramai noiosissimi · dissidentismi che durano quanto dura l' imbecille clamore cronachistico e pettegolo della stampa nemica ,,. Come Mussolini intende la disciplina è presto detto : obbedienza a lui e a lui solo. Egli si attribuisce una specie d' investitura divina, per cui unicamente a lui è dato stabilire ciò che è bene e ciò che è male, ciò che deve e non deve esser fatto : agli altri solo il dovere di obbedire e di servirlo. Nell'esaltazione di questo o quel personaggio del partito egli ; li umilia nella loro individualità allontanandoli sempre più dal suo rango di capo unico e insDstituibile. Siccome poi la ·maniera forte è la sola per cui il fascismo possa ancora sentirsi in funzione politica attiva nel paese, Mussolini gli ha dato questa soddisfazione (si tratta di una mossa tattica) proponendo e facendo approvare dal Gran Consiglio di ripristinare la carica di Segretario Generale del Partito e di chiamare ad essa Roberto Farinacci. È tanto che si faceva ripetere il ritornello: "vogliano Farinacci, ministro dell'Interno ,, l Mussolini gli affida, invece, le redini ciel partito. Non è la stessa cosa? Gerarchicamente e politicamente anzi, dato che

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==