52 LA CRITICA POLITICA costretti, da un regime di tutela che ha perpetuato i vizi, i difetti e i sistemi dell' < ancien régime >. E vorrei che mi si facesse sapere in quanto l'azione delle prefetture e della burocrazia centrale sia fin qui riuscita giovevole alla educazione politica degli italiani, allo sviluppo delle loro capacità amministrativ.e, a preparare quelle condizioni di maturità senza delle quali non si ritiene oggi possibile addivenire ad un regime di autonomie e di decentramento autarchico. La disistima degli italiani per gl' italiani è il presupposto del_I'azione dei partiti e di quella più concreta dei gruppi e dei singoli. Non è solo Prezzolini ad attribuire agli italiani un sacco di cattive qualità. Egli, almeho, ha la franchezza di dichiararlo in pubblico e per quanto sia dimostrato che non bastano le prediche a rifa~e il mondo, può ritenere di contribuire così a migliorare il costume politico. L'ultima occasione che mi si è offerta per vedere la vera faccia del · liberalismo è quella in cui s'è trattato della < libertà della stampa>. Se il governo, coi provvedimenti straordinari e c~lla legge speciale poi, non fosse voluto andare troppo oltre, mettendo in pericolo l'esistenza stessa di giornali a cui fanno capo interessi diversi molto forti, non so se la ripercussione sarebbe stata identica. Non è certo la stessa cosa, nemmeno per il governo, usare al Corriere della Sera il trattamento fatto alla Voce Repubblicana che in due mesi è arrivata sette volte al massimo ai suoi abbonati. D'altra parte pochi si commuoverebbero della sorte della Voce se giornali come il Corriere e la Stampa non corressero Io stesso pericolo. Ciò sia detto senza intenzione di offesa per nessuno, unicamente per ricordare che le teorie sono una cosa e i fatti un'altra. In teoria siamo tutti per la libertà di stampa. Appena poi si passa a discuterne ecco il più autorevole e diffuso giornale del liberalismo farsi avanti a riconoscere che in molti casi si è ecceduto e finire nelle considerazioni stesse da cui il fascismo ha tratto pretesto per limitarla. Si dovrebbe dunque disconoscere la verità? Niente affatto. Nessuno ha mai preteso di affermare che la stampa italiana sia immune da difetti e debba tenersi esente da critiche e da responsabilità. La stampa ha funzionato in Italia più o meno bene e pulitamente come tante altre pubbliche istituzioni; non peggio. La questione è un'altra: è se la stampa debba essere o no libera di assolvere come crede, senzà estranei interventi e senza altre sanzioni che non siano quelle contemplate dal Codice penale, la propria funzione. Questione pregiudiziale di liberalismo. Accettato il principio che lo Stato debba intervenire a disciplinare la stampa, le forme e i limiti dell' intervento sono una questione secondaria, sulla quale ogni discussione è pressoche inutile. Ogni governo adotterà quelle norme che più gli conv~ene. Non si può dire: fin qui e non oltre. Di solito un intervento provoca un altro intervento. Basta incorninciare : poi la strada è sempre inclinata verso la discesa. Il fascismo è logico. Ed è il suo merito. Stabilito che .Io Stato ha diritto ad intervenire, e BibliotecaGino Bianco
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