La Critica politica - anno V - n. 2 - febbraio 1925

DEI LIBERALIE DELLA LIBERTA 51 lontano, dai maestri e dalla tradizione. Ed essi, purtroppo, non se ne accorgono 1 Bisogna pure riconoscere la buona fede. E guai a sospettarne I Ricordo quel che mi capitò appena JUalche anno addietro in un comizio privato all'Unione Liberale di Roma, dove, parlando di libertà economica e rilevando nella politica economica del governo la responsabilità di tutti i partiti che chiedono, in quella o quella occasione, l' intervento e la protezione dello Stato, mi permisi di far presente agli intervenuti che non si può essere liberali solo a metà, in economia per esempio, e intervenzionisti in politica e conciliare l'inconciliabile. Fui investito da tutte le parti. C' era il senatore Corbino che mi strillava sotto come un'aquila. Allora il senatore Corbino non poteva pensare che il fascismo lo avrebbe portato un giorno alla direzione dell'Economia Nazionale. La nuova teoria liberale di Gentile gli consente, tuttavia, di ritenersi sempre a posto col liberalismo. Ciò che mi ha maggiormente colpito nei liberali che ho avvicinato è la loro sfiducia nella capacità liberale del popolo italiano. Agli italiani attribuisco11;0 in genere - per quanto pubblicamente non lo dichiarino - una specie di inferiorità organica sugli altri popoli retti a sistema liberale come in Inghilterra o democratico come negli Stati Uniti e nella Svizzera. Da sè, per proprio conto, se dovesse dipendere dalla loro iniziativa, gl' italiani non saprebbero fare niente. L'italiano, secondo essi, è un popolo che ha bisogno di essere guidato, disciplinato, governato dall'alto, in tutte le sue faccende. Il programma autonomista di questa rivista, e la difesa che vi andiamo facendo del principio delle autonomie locali e regionali, mi ha fornito l'occasione di raccogliere i dubbi e le riserve di campioni del liberalismo teorico i quali pensano che il sistema delle prefetture e dell'accentramento burocratico sarà indispensabile ancora a lungo. E sapete perchè? Per formare l'educazione politica degli italiani 1 Lo stesso ragionamento facevano un secolo addietro in Italia i conservatori nei confronti degli unitari e dei liberali di allora : < L' unit~ ? Ma gl' italiani non sono ancora preparati sufficientemente ali' unità. La libertà? Ma gl' italiani non sono ancora capaci di libertà. Ergo : Stati separati e dispotismo>. È con speciale riguardo al Mezzogiorno e molto spesso da meridionali che vien fatto tale ragionamento il quale, si voglia o no, giu- .stifica e legittima il fascismo nella sua azione che vuole essere appunto propedeutica, educativa" La disistima che certi meridionali dimostrano di .avere di se stessi e dei propri conterranei è tale che non sembra quasi concepibile. Se si dovesse dar ragione al loro pessimismo ci sarebbe da disperare per le sorti non del solo Mezzogiorno, ma dell'intera nazione. Io, e credo di non essere solo coi lettori di questa rivista, ho invece degli italiani e dei ~eridionali, in specie una opinione assai migliore. E mi domando se la inferiorità, se inferiorità esiste, e la incapacità, se può parlarsi d'incapacità, che ai meridionali si attribuisce, non dipendano proprio dallo stato di minorità forzata nel quale il sistema politico Ii ha Biblioteca Gino Bianco . ..

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