La Critica politica - anno V - n. 2 - febbraio 1925

o 74 LA CRITICA POLITICA - In conclusione, fascisti od unitari, sono statolatri. Anche gli unitari saliti al potere, Io adopereranno nei modi e nelle forme usate dai fascisti, evitando soltanto le violenze, spesso non necessarie. Fatalmente il Mezzogiorno sarà abbandonato alle democrazie dopo qualche tentativo di penetrazione politica socialista ; che fallirà come è fallita la penetrazione fascist~, per la non resistenza dei meridionali, per la loro corsa all' unanimità governativa, per il loro abilissimo manovrare, ora in aspetto di fiancheggiatori, ora, improvvisamente, di feroci avversari. Stanchi di non intenderci nulla, i buoni governanti laburisti mormoreranno un : spicciatevela fra voi, e si dedicheranno al vero loro problema, la ricerca del punto di equilibrio fra le esigenze degli operai e quelle degli industriali. Quel che s'è detto per i socialisti vale anche per i popolari. Sturzo ha dimostrato un largo respiro di uomo politico solo quando, assurto alla direzione del Partito, è riuscito a liberarsi dagli intrighi del suo paese. Laggiù era costretto ad agire come un criccaiuolo di provincia. Il partito popolare è una forza politica solo nei paesi dove vi è una tradizione sindacale democratico-cristiana. Nel Mezzogiorno puzza di intrigo di sacrestia e di borbonismo tabaccone, e nel periodo di maggior fortuna non ha fatto altro che dare la sua etichetta all' una o all'altra delle camarille di galantuomini in lotta per le conquista del comune. Di fronte al problema doganale, il partito popolare è rimasto agnostico, rivelando così la prevalenza, nell'organismo nazionale, di interessi contrari ad una maggiore libertà. IL MERIDIONALISMO Non rimane così che una sola via. Agire da soli. Perchè la storia d' Italia assuma un diverso tono, e sia possibile un regime di democrazia moderna, occorre un movimento meridionalista di masse. lo non sono d'accordo con Piero Gobetti nel ritenere che i contadini siano condannati eternamente dalla Storia ad una funzione conservatrice. Nel migliolismo erano riposte insopprimibili esigenze libertarie. Il regionalismo esasperato, la lotta contro lo Stato tirannico, contro la prefettura, contro i signori, sono ricchi di risultati imprevisti. La propaganda liberista è stata sempre infruttuosa perchè rimasta solenne sermone da rivista, non n1ai divenuta oggetto di comizio, strumento demagogico, intimidazione di partito. D'altro canto il bolscevismo operaio non è apparso molto più preparato di quello rural~. L'occupazione delle fabbriche se fu .una affermazione di volontà autonomista pel proletariato, dimostrò anche che gli operai avevano una concezione molto semplicista del processo produttivo. Non avevano ad esempio la più lontana idea dei problemi del credito e del rifornimento di materie prime. Altrettanto può dirsi dei contadini. Ma l'assillo della loro costante insurrezione costringerebbe gli intraprenditori agricoli a correggere i loro antiquati metodi di produzione, ad aumentare il reddito lordo, ad assumere un diverso atteggiamento di fronte allo stato, a diventare una classe politica solidale, e dimenticare le piccole risse di consorteria per la costituzione di un fronte unico. Sorgerebbe cosi nel Mezzogiorno il partito liberal(!, tratteggiato in recenti articoli da Paolo Scarfoglio, un partito conservatore, antiproletario, che difenderebbe gli interessi della borghesia terriera meridionale contro le consorterie industriali ed agrarie del Nord .. BibliotecaGino Bianco

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