La Critica politica - anno V - n. 2 - febbraio 1925

ALLA RICERCA DELLA PIETRA FILOSOFALE La Democrazia m:oderna RICORDI ALLA.... VICO MANTEGAZZA Undici anni or sono, molto giovane (spero perciò che mi sarà perdonato), . ero consigliere dell'Unione Radicale Napoletana, insieme a Gennaro Fermariello, attualmente membro del comitato centrale dell'Associazione Nazionale Combattenti, a Luigi Sansone, attualmente deputato del listone, e ad altri. Eravamo i giovani del partito radicale, e siccome i vecchi erano riusciti a farsi eleggere consiglieri comunali col Blocco Popolare, cosi noi avevamo in compenso ottenuto la direzione dell'associazione. Correvano allora gli aurei tempi, ormai favolosi, dell'Unità, ed io vedevo, come tanti altri in Italia, dalla critica costruttiva del Salvemini, sorgere i lineamenti di un programma di Democrazia moderna. Contemporaneamente al De Viti de Marco, allo Zagari della Radicale ron1ana, rni sforzavo, trovando qualche solidarietà fra gli an1ici del consiglio, di far penetrare quello spirito nuovo nel nostro venerando organismo di partito. Fiato sprecato. Nelle lunghe, inconcludenti discussioni al palazzo di Piazza deila Borsa, non si riusciva a fissare una linea di condotta precisa. Il nome del Salvemini suscitava urla di indignazione. Pochi mesi prima erano avvenute le elezioni a Molfetta, e sull'Unità si maltrattava il Pansini, vecchio campione della demqcrazia repubblicana. I numerosi avvocati, circa duecento, inscritti ali' Unione, erano legati al Pansini da vincoli di fraternità .... simbolica, e portavano di peso dalla loggia, a cui .si accedeva per il pianerottolo d'accanto, mentalità, argomentazioni, persino il frasario di rito. Seguivo intanto con molta attenzione la propaganda dei socialisti nei quartieri popolari, e mi accorgevo che i ceti su cui essi lavoravano non avevano niente a che fare con la classe operaia ben definita, da organizzare per la lotta di classe, secondo lo schema marxista. Erano piccoli produttori e plebe, la stessa massa variopinta e stracciona da cui, qualche secolo fa, Giulio Genoino s'era illuso di trarre fuori una eletta di governanti responsabili, per contrapporla alla spadroneggiante borghesia mercantile forestiera, ottenendo come unico risultato una s~rie di tumulti inconcludenti, che avevano però con la loro intensità messo in pericolo il potere di Spagna, e portato prima sulla cresta dell'onda e poi travolto nelt'abisso, non solo il pescivendolo di Amalfi, ma anche il misterioso suo tirafili, avido di potere e sognatore. Sulla medesima massa lavoravano i Lucci, i Ciccotti, i Labriola, gli Altobelli, e gli argomenti erano in fondo i medesimi: il pane a quattro soidi, la difesa del popolo ecc. ; tuttociò sullo sfondo prospettico di archi trionfali scintillanti di lampadlne rosse, con accompagnamento di strumenti piedigrotteschi che fornivano una particolare forza persuasiva alle concioni quotidiane. Spesso portavo nelle discussioni d'assemblea e di consiglio alla « Radicale » l'esempio dei socialisti. Noi potevamo benissimo imitarli nei meto~i di propaganda ed adoperare gli stessi argomenti. Poichè ormai Napoli non Bibl."oteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==