ALLEANZA DEMOCRATICA 63 zioni ; non costituiscono affatto uno ostacolo ad una intesa e ad una collaborazione positiva; e, anzi, possono essere interpretate come la necessaria duplice funzione che, a seconda del ~:verso ambie~te, anche i partiti, a estensione nazionale sono costretti a compiere, e, in questo senso, considerate utili e provvidenziali. Nella Democrazia Sociale si può ravvisare logicamente (come lo è anche cronologicamente) una for~ rnazione del Partito Radicale in regioni non ancora passate per l' esperienza socialista; nel rinato Partito Radicale una creazione, come è in fatto della Democrazia Sociale in regioni intensamente impregnate di ·socialismo ; e, cioè, un rapporto di interdipendenza, anche genetico, che .è la più propizia delle condizioni per la congiunzione dei loro sforzi. Una intesa di queste forze, per ora sotto la forma più pratica : quella federativa, sarebbe già un utile passo nel senso che si darebbe luogo, ciò che non è da quasi un decennio, a una formazione di democrazia di dimensioni nazionali ; però sarebbe sempre enormemente insufficiente: perchè, in sostanza, essendo tale coalizione una formazione quasi esclusivamente urbana, ne resta tagliata fuori tutta la grande massa della popolazione rurale. Qui il discorso dovrebbe farsi complicato, e gli interrogativi spesseggiano. Per quali ragioni storiche generali e specifiche nostre le democrazie sono state, e sono tuttora, compagini politiche cittadine? Permangono queste ragioni? O, nel generale risveglio di tutte le classi della società politica italiana, anche le medie classi agricole, sono suscettive di una modellatura nel senso dalla democrazia ? È probabile ; ma non è qui il luogo di rispondere ex professo, quando il fatto parla e risponde di per sè. Lentamente, con molte incertezze, con la preponderanza dell'elemento economico-sindacale com.e è proprio di tutti gli organismi politici nascenti che hanno già le proprie basi ma ancora non hanno le proprie mete più lontane, è sorto in Italia un Partito dei contadini; e questo partito è in realtà, lo sappia o non lo sappia, lo voglia o non lo voglia, un partito di democrazia, il primo partito di democrazia, che il medioceto di campa.gna abbia saputo spremere dal proprio tardo grembo politico. Bisogna prendere atto del fatto, e la democrazia tradizionale deve sapere essergli utile e, alla propria volta, saperlo valorizzare cos} come esso merita, per quello che già è A oggi e per quello che domani può diventare. L'utilità di un accostamento di sforzi fra l'uno e l'altra è, infatti, reciproca. È ovvio che questo nuovo aggruppamento di democrazia rurale - e esso stesso lo sa, e sta dibattendo in sè questa crisi - in quanto intenda di cessare dall'essere un sindacato di interessi di mezzadri, proprietarii coltivatori ecc. e voglia essere un partito a postulati generali extracorporativi, non potrà che avvantaggiarsi al contatto di movimenti come quello della democrazia cittadina perchè questa ha elaborato in sè, con estrema laboriosità, i principi ideali di tutte le correnti che, comunque, sono loro affini. Per contro le nostre democrazie tradizionali hanno ormai scarso il senso degli interessi collettivi (si Biblioteca Gino Bianco
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