La Critica politica - anno V - n. 2 - febbraio 1925

/ ALLEANZADEMOCRATICA 61 tuizioni fondamentali restano dunque. Ma debbono però, per diventare organiche fattive e pratiche accompagnarsi alla preparazione delle .forze e delle intese accessorie per realizzarle ; ossia, in poche parole, debbono prendere risolutamente contatto, desumere le necessarie fecondazioni ideali da quelli correnti di autentico demos, che si esprimono nell'organizzazione operaia e nei partiti socialisti, e da cui fino ad oggi, la de1nocrazia si è colpevolmente isolata. L' idea stessa di < guerra democratica >, che, in sostanza, era un ap"' pello guerriero e ·pacifista insieme, nazio1_1alee nello stesso tempo inter~ nazionalista, è suscettibile di infiqiti sviluppi di carattere popolare : e, innanzi tutto, di questo, che ne pare il rovesciamento e non ne è che ]a presunzione ; e, cioè, di svilupparsi come idea di pace internazionale fra i popoli. La più gran parte del wilsonismo, che è il ceppo donde si imbranca tutta l' ideologia democrati~a della guerra e del dopo guerra,_ è ancora in piedi, e non è niente di più facile che derivarne, come le grandi democrazie inglese e francese hanno fatto, dei dettami per una politica concreta conforme agli interessi popolari. Se ne desume, innanzi tutto, una politica seriamente pacifica ; e, poithè la guerra ha mostrato in modo inconfutabile che essa, per il suo interno automatismo, si trova . sempre a favore dei ceti ricchi e a danno di tutte le classi minori, una · tale politica è popolare perciò solo che è anticonservativa e antinazionalista. Ma una azione rivolta alla conquista di un regime di pace ha per premessa e per conseguenza una politica tendenzialmente libero-scambista assoluta, e nel libero scambio si identificano, pur attraverso il sacrifici"o momentaneo di alcuni gruppi operai produttori, gli interessi di consumatori dei vasti strati di lavoratori, salariati o a stipendio. E non franca poi la spesa neanche di ricordare quale vasta raggiera ideale di umanità e di giustizia sia intorno a questi propositi, Essi in sostanza,, sono volti a realizzare, sul terreno internazionale, quell.' intesa fra classi operaie sgombre di utopie catastrofiche, i medii ceti bisognosi d'una politica di buon .mercato e le frazioni di borghesia capitalistica capaci di vivere in libertà e, cioè degna di vivere, che è poi il programma basilare, sul terreno della politica interna, del collaborazionismo. Il quale alla sua vol_ta deve sorpassarsi, andare al di là della fase di semplice e fragile coalizione parlamentare e ministeriale e precisarsi nell'aspetto di una esplicita politica radico-socialista. Al fondo di questa debbono pertanto ritrovarsi non delle vaghe ed elastiche regole di convenienza e di transazione, ma dei chiari e fermi principii regolatori : il primo è che la libertà di associarsi e di organizzarsi è, nella classe oper.aia, un diritto illimitato, non suscettibile di ritorni e di divieti, e la cui fecondità inde ... finita deve essere accolta non solo senza riserva ma col giubilo fidente che, in ogni coscienza liberale, il fiorire d'una nuova libertà necessariamente determina; il secondo è che in questa libertà rientra anche quella di estendere le intese, le solidarietà della classe operaia al disopra delle Biblioteca Gino Bianco

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