60 LA CRITICA POLITICA litica piccolo-borghese della democrazia si è risolta (sopita ogni questione ideale, come l'anticleralismo, o il pacifismo internazionalistico ecc. ecc.) nella elefantiasi burocratica e nella soddisfazione data ali' impiegomania, propria dei mezzi ceti semicotti, poveri e spostati ; ovverossia anche qui, come sorgente e come sbocco della democrazia, lo Stato proprio, lo Stato che, in ispirito, la nega. * * * Avendo contratto questo costume di azione e tale psicologia, che son 0, in fondo, quelli dei ceti dirigenti di governo e non di ceti dirigenti di partito, era inevitabile che i partiti d~Ila den1ocrazia si trovassero disorientati e sopraffatti, quando la mutata situazione del paese - la guerra - pose anch'essa davanti al problema delle masse da affrontare, e con cui, reciprocamente, compenetrarsi. Era inevitabile : nel proprio senso del termine. Arrovesciare le proprie posizioni di dottrina, di tattica da partito di governo a partito di massa è cosa difficile, ma non è, non può essere possibile se non a patto di morte ; e dovendo la democrazia rivivere, troverà alcune grandi idee centrali, intorno alle quali produrre delle grandi correnti di interessi e di aspirazioni genuinamente popolari. Innegabilmente la < guerra democratica >, per chi non si ponga a un punto di vista di antistorico pacifismo inflessibile, era, o poteva diventare, una di queste correnti: ma, invece, non lo diventò ; e gli elementi conservatori, soverchiando le diverse correnti di democrazia sul terreno ideale e su quello pratico, le misero nella situazione, fallimentare, di impotenti e di beffate. E, dal più al 1neno, il 1nedesimo risultato si è verificato su l'altra larga direttiva da esse adottata: per il collaborazionismo. Anche qui le forze conservatrici, mirabilmente servite dalla intransigenza estremista hanno dato scacco matto, ai partiti democratici ; e ciò perchè questi avevano sopratutto di fronte a quelle, l'enorme .debolezza (che ai miopi pare astuzia) di concepire l'accostamento con le forze operaie e e socialiste come una serie di opportunismi ciechi e fatti giorno per giorno, invece che come un disegno luminoso, disteso nell'avvenire e responsabile di sè stesso. Ora da questa doppia sfortunata esperienza la democrazia deve aver imparato a rettificare il proprio tiro. Nella intuizione centrale che li ha inspirati, i due capisaldi maestri, a cui essa ha conformato la propria vita prima nel quinquennio 14-19, poi in quello 19-23, restano intatti : perchè il primo di essi è il varco aperto alle. grandi 1nasse popolari affinchè capiscano e si orizzontino nel grande !intreccio di rapporti e di solidarietà internazionali ; in cui, vogliano o non vogliano, sono travolti; e perchè il secondo è l' iniziale tentativo, in sè caotico e inorganico finchè si vuole, di ampliare verso le vaste· moltitudini i confini dello Stato tradizionale che da questa stessa pressione sulle proprie frontiere viene trasformato in senso popolare. Le due inBiblioteca Gino Bianco -
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==