\ IL CONCETTOETICO DELLA NAZIONE IN RENAN E IN MAZZINI 527 in lui impersonato e al pericolo imperialistico che la Francia, sotto di lui, rappr_esentava in Europa. < Suprema su tutti i calcoli, su tutte le tattiche umane, vive una Legge Morale che i popoli non violano impunemente. Un trionfo carpito al delitto o all'altrui codardia può affascinare i popoli, o impaurirli a concessioni e a rivere~za apparente, ma per breve tempo, e il primo indirizzo di decadimen_to o fiacchezza li muterà. La Francia dell'ultimo Napoleone, orgogliosa pochi anni addietro della sommessione abbietta di tutti i Governi Europei, npn trovò, nella prima ora di crisi, un solo alleato >. E ripubblicando in francese il suo scritto_ Fede e Avvenire, premetteva una prefazione in cui combatteva < l'esprit de nationalisme substitué partout à l'esprit de nationalité > proclamando assai prima di Victor Hugo < cette grande verité : que la cause des peuples est une; que la Sainte Alliance des Nations est le but de nos luttes, la seule force qui puisse terrasser la ligue des pouvoirs issus du privilège et de l' égoisme des intéréts >. Perciò le più aspre sue parole sono contro i procedimenti e i trattati della. vecchia politica degli Stati, i quali < non avevano altro fine che l'indebolimento degli altri per sicurtà e giovamento dei proprii interessi >. Parole indignate, che soverchiano perfino quell'abito di correttezza nella forma che distingueva il suo apostolato, gli prorompono dall'anima contro i protocolli segreti. Sino dal 1836 Mazzini combatteva coloro che < collocano il centro · del moto nella propria patria; un popolo .eletto, un popolo-Napoleone è l' ultima parola dei loro sistemi >. E denunciava, come conseguenza, < un misero nazionalismo, che non è se non parodia di ciò ,~he il santo nome di Nazionalità suona per noi>. Mazzini < non ammetteva conquiste fuorchè dell'esempio e del vero>. E condannando la politica dei re, il cui fine era < il proprio ingra.ndimento a spese d'altrui, l' usurpazione sugli altrui diritti; i cui trattati non erano se non transazioni concesse alla necessità, le loro paci semplici tregue, e il loro equilibrio un tentativo diretto unicamente dall'antiveggenza di combattimenti possibili, da una diffidenza ostile e perenne > vi contrapponeva la politica dell'avvenire, quando i < popoli entreranno nell'arena>. E qual doveva essere questa nuova politica? < Il principio dominatore del diritto pubblico non sarà più indebolimento d'altrui, ma miglioramento di tutti per opera di tutti, progresso di ciascuno a pro d'altrui. È questo il futuro probabile e a questo devono ormai tendere tutti i nostri lavori >. ARCANGELO GHISLERI Gli amici specialmente hanno il dovere di aiutarci a diffondere LA CRITICA POLITICA e a rafforzarne le basi I Biblioteca. Gino Bianco , \ - .
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