La Critica Politica - anno IV - n. 12 - dicembre 1924

522 LA CRITICA POLITICA preminenza ai fattori etici nel parlare della nazionalità. Sino dai primi opuscoli della < Giovane Ita~ia '> spiegandone gli intenti a' suoi concittadini, affermava: < Nazione è parola che rappresenta Unità. Unità di principi, d'intento e di diritto, è la. sola che riunisca in un tutto omogeneo una moltitudine di uomini. Senza quella, non v'è nazione, ma gente >. Altrove ritorna sul concetto medesimo e ribadisce : ciò che propriamente forma una nazi-one è la coscienza, o, come altra volta asserisce, fistinto della propria missione. Nel 1835 ancora: < Una nazionalità è un pensiero comune - un principio comune - un fine c-0mune: questi sono gli elementi essenziali:,. E trentasei anni dopo, nel 1871, alla vigilia della sua morte, combattendo il nazionalismo d'oltremonti, allora trionfante colla vittoria germanica, riconferma va le idee manifestate fino dalla giovinezza intorno alla nazionalità, scrivendo : < La Nazione è non un territorio da farsi più forte aumentandone la vastità, non un'agglomerazione d' uomini parlanti lo stesso idioma e retti dall'iniziativa d' un Capo, ma un tutto organico per unità ·di fine e di facoltà, vivente d'una fede e di una tradizione propria, forte e distinto dagli altri per una attitudine speciale a compiere una missione secondaria, grado intermedio alla missione generale dell' Umanità. Lingua, territorio, razza non sono che gli indizi della nazionalità, mal fermi quando non sono collegati tutti e richiedenti a ogni modo conferma dalla tradizione storica, dal lungo sviluppo d' una vita collettiva contrassegnato dagli stessi caratteri >. E ripeteva : <{ Nelle questioni di nazionalità, come in tutte le altre, il solo fine 'è sovrano ». Ma quando vi fate a chiedergli una più precisa indicazione di codesto fine, l'apostolo italiano Io determina in relazione alle condizioni fisiche, geografiche ed economiche de_lterritorio, che della Nazione è la base, e così l'idealismo si sposa nella sua mente al determinismo scientifico; mentre nella concezione del Renan cercate invan~ questa integrazione realistica, onde la sua definizione rimane metafisica e deficente. B-en disse egli che la Nazione è un'anima ; ma dove e come si rivela quest'anima? Il Renan analizza i fattori geografici, ma solo per combattere la < dottrina arbitraria e funesta > dei confini naturali, la quale, secondo lui, giustifica ogni violenza, se < per arrotondare certi suoi con:. torni, raggiungere una tale o tal'altra montagna, un tale o tal altro fiume >, si· dà a questi monti e fiumi < una specie di facoltà limitatrice a priori>. E, per esemplificare, soggiunge : < Se la storia l'avesse voluto, la Loira, la Senna, la Mosa, l' Elba, l'Oder avrebbero, al pari del Reno, quel carattere di confine naturale, che ha fatto commettere tante infrazioni al diritto fondamentale, che è la volontà degli uomini». Tutto ciò è sofistico. Rimane a chiedere e a spiegare perchè i Pirenei, le Alpi, il Reno, e cos) altre catene di monti ed altri fiumi servirono per molti secoli di limite alla convivenza di agglomerazioni umane, così nei tempi preistorici, come nelle età storiche. Non isfugge al Renan tuttavia l'importanza Biblioteca Gino Bianco ' ,.. -

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