IL FALLIMENTO DEI GIOVANI 491' I Quando nel dopoguerra si sferrò l'offensiva socialista, con tutte lè sue impazienze, questa borghesia che non aveva più sottomano nè Io Stato nè i Comuni, si trovò di fronte al· pericolo di essere scalzata nel campo economico, che se_ntiva più suo e che avrebbe voluto difendere. Disabituata alla vita pubblica, priva di un' idea concreta e chiara sull'azione statale, lasciò senza difficoltà che in suo nome e per suo conto la gioventù fascista si impadronisse dello Stato, dandole carta bianca, purchè non fosse più molestata dalla pressione operaia e contadina nella sua sfera economica. Alla gioventù fascista non chiese nulla sui programmi, sugli uomini, sulle direttive : si contentò delle prove da essa date nei non metafisici assalti alle Camere del Lavoro e alle sedi delle leghe. Quali propositi avessero i giovani fascisti per l'economia nazionale (debiti pubblici, imposte, protezionismo doganale, ecc) non si curò di sapere: erano problemi che essa da tempo aveva lasciato alla classe politica vecc}:tia, e quindi li lasciava alle improvvisazioni della nuova classe politica. Altrettanto fece per la politica estera, pronta ad applaudire al gesto di Corfù e al patto di amicizia con la Iugoslavia, indifferentemente : non aveva lasciato prima ai diplomatici della Consulta l'incarico di occuparsi a loro talento dei problemi di politica estera? Delle sue relazioni con il proletariato urbano, con le masse rurali non si preoccupò punto : per il momento le leghe erano moleste con gli scioperi a ripetizione, con le occupazioni delle terre e delle officine, con la continua- spada di Damocle della rivoluzione sociale; bisognava reprimere, e i fascisti reprimevano; il problema del domani non la angosciò, perchè priva di senso civico il domani usciva dalla sfera della sua limitata sensibilità. Gli uomini della politica, vivendo fuori della esperienza economica in un loro limbo ideologico, avevano del pari perduto già prima della guerra la capacità di percepire le pulsazioni dell'anima nazionale, e si giunse così al nutro fiducia di Facta e alla non dimenticabile gaffe del Giornale d'Italia che alla vigilia della marcia su Roma commentava il discorso 'detto a Nàpoli da Mussolini_ come una sicura promessa di costituzionale soluzione della crisi. I fascisti accentuavano questo estraniarsi del ceto politico dalla economia produttiva : i loro quadri li costituirono in prevalenza con ex ufficiali che finita la guerra fion venivano riassorbi ti dalla produzione, con giornalisti, con organizzatori di professione, con_ giovani professionisti, che non si erano forma ti una clientela : e ci dettero l'esilarante e tipico episodio di un cameriere di ristorante promosso senza mezzi termini consigliere delegato di una grande banca, incaricata della p·enetrazione economica nell'Oriente e travolta dal più disastroso dei fallimenti. Vivendo al di fuori del processo produttivo, muovendosi nel falso ambiente dei corridoi ministeriali o parlamentari e delle sale di redazione dei giornali, anch'essi, come gli ultimi epigoni della vecchia Italia, si foggiarono un lor.o inondo secondo un' ideologia Biblioteca Gino Branco
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