• .... .. .. Le due concezioni della libertà (Da una STORIA DEL LIBERALISMO EUROPEO di prossima pubblicazione) La storia ci presenta due concezioni diverse, l'una delle quali informa i sistemi politici del secolo XVIII, l'altra quelli del secolo seguente e del nostro. Secondo la prima, la libertà è una facoltà di fare quel che piace, un arbitrio di scelta che implica per l' individuo il diritto di non essere ostacolato da altri nell'esplicazione della propria attività. Considerata in sè, nella sua schietta essenza, questa libertà è quasi un niente, appunto perchè è priva di ogni contenuto, e si esaurisce nell'affermazione formale di un'astratta capacità, di un'arbitraria indifferenza di fronte a qualunque determinazione. Essa però acquista consistenza e rilievo nella sua espressione storica e polemica, cioè come libertà da qualche cosa, come insofferenza di un'esterna imposizione, che impedisce la libera espansione della volontà individuale. La grande vivacità del liberalismo del '700 è data appunto dal suo accento polemico, dal suo fermento critico che intacca e discioglie l' irrigidito mondo della consuetudine e dell'autorità, facendo da quella dissoluzione pullulare una miriade di germi, d' individualità nascenti e viventi per la prima volta una vita propria. Per questa via l'astratta libertà comincia ad assumere un contenuto, che si I genera dal contrasto con l'ambiente storico che forma l'oggetto della sua critica. Non è più l'arbitrio indifferente dalle ancora inadeguate formule dottrinali, ma affermazione di un quid differenziato, l' individuo moderno, con le sue credenzè, le sue opinioni, i suoi bisogni, le sue attività ; non è più il dato di fatto naturale e primordiale, liberato da tutte le scorie della vita storica; ma è già una formazione della storia moderna, una conquista dell'educazione, della cultura, del lavoro. Anzi, l'insofferenza verso ogni oppressione può affermarsi in nome di una facoltà astratta e generica, solo in quanto sono già in atto delle facoltà più concrete e reali, capaci .di generalizzare le proprie esperienze. Così il concetto negativo e polemico della libertà ne prepara un altro più positivo e costruttivo, che si organizza e si sviluppa durante tutto il secolo XIX. Secondo quest' ultimo, la libertà non è indeterminazione e arbitrio, ma capacità dell' uon10 a determinarsi da sè, e quindi riscattarsi con la spontanea adesione della propria coscienza dalle necessità e dai vincoli che la vita pratica gl' impoije. Quindi essa non è un dato di natura, ma è il risultato di un'assidua edu- ~ cazione del carattere, il segno della sua maturità civile. È uomo veramente libero non già colui che può scegliere indifferentemente qualunque partito (questo è piuttosto un uomo frivolo e abulico), ma colui che ha la forza di scegliere il partito più conforme al suo destino morale, di realizzare nel suo atto la propr~a essenza universalmente umana. La mancanza di un'esterna coazione non rappresenta che l'aspetto meramente estrinseco di questa libertà; il suo intimo valore sta invece nel raccolto vigore della personalità, che domina e controlla tutti gli Bibliotec~Gino B·ianco '
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