La Critica Politica - anno IV - n. 12 - dicembre 1924

490 LA CRITICA POLITICA velli, Forni, Benelli apparvero incerti sul di fare, o 1nutarono opinione nel corso di poche ore : Orlando non seppe assumere una posizione veramente netta : Giolitti disse il suo no, con una schematica dichiarazione di voto, in cui apparvero la sua sicurezza logica e le sue attitudini di chiarificatore e di semplificatore. È amaro constatarlo : ma è cos). Facile è spiegare con una tautologia il fallimento dei giovani: manca ad essi la necessaria preparazione spirituale e morale, li spinge il bisogno del sollecito guadagno, hanno fretta di arrivare, sono ingenui, hanno avuto facile la via dell'ascesa, non sono la risultante di un processo selettivo, e.... si può continuare. I vecchi hanno esperienza degli uomini e delle cose : la retorica non fa più presa su loro, sono scaltriti, hanno raggiunto le loro posizioni dopo una serie di prove, e.... anche qui si . può continuare. Ma evidentemente non basta : ci deve essere una ragione più profonda, più inti1na; le cause del fenomeno occorre rintracciarle anche al di là della psicosi bellica, e chi spinga la sua indagine oltre quest'ultimo quinquennio avvertirà dei fatti, che spiegano questo triste fallimento della gioventù. La borghesia italiana da un cinquantennio almeno si _va estraniando grado a grado dalla vita politica: attende ai suoi traffici, ai suoi affari, ai suoi campi, ma abbandona progressivamente le sue funzioni di classe dirigente nel campo politico, affidandole a un ceto che vive nelJa politica e della politica. La molla del guadagno fa funzionare il suo spirito di iniziativa nel campo economico, e la porta a disinteressarsi delle sue funzioni politiche. In questo progressivo estraniarsi dalla politica il processo accentrativo dello Stato moderno ha avuto la sua parte di influenza: la vita politica si è fatta più complicata e più astratta, e la borghesia, quella che lavora e partecipa intensamente al fenomeno produttivo, ha trovato che la vita politica nei Comuni, nelle Provincie, nello Stato non la toccava 1nolto da vicino negli affari suoi, e ha lasciato che altri agisse per ~ua proc·ura. Manca alla vita politica italiana ogni partecipazione effettiva del vero agricoltore e del vero industriale : c'è l'uomo di affari, il plutocratico, non c'è il medio proprietario fondiario, il medio industriale, il direttore di azienda. Questo si verificava già ptima della guerra, quando era comune il lamento che i deputati fossero quasi tutti avvocati. .Il divorzio fra la funzione di classe dirigente nel campo economico e quella di elasse dirigente nel campo politico si è compiuto per la borghesia quasi inavvertita1nente; è stato progressivo, ma lento. Alla borghesia è venuto poco a poco a mancare il senso civico, non confondibile con quel patriottismo, manifestato con l'esposizione del tricolore e col finanziamento dei giornali dell'ordine. Questo divorzio e questo spegnersi del senso civico, favoriti dall'accentramento statale, hanno lasciato il campo libero ai demagoghi e ai politicanti, dando la cosa pubblica in mano a gente priva di ogni esperienza della vita pratica e incline a gargarizzarsi con la retorica più vu.ota . BibliotecaGino Bianco . ---

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