La Critica Politica - anno IV - n. 11 - 25 novembre 1924

476 LA CRITICA POLITICA ad esempio, quale unità di situazioni e di condizioni possano esistere tra Terni e Perugia, tra Pisa e Piombino, tra Livorno e l'isola d'Elba, tra Roma e Viterbo. Antidemocratica perchè mira a togliere ogni autonomia di azione e d'iniziativa alle organizzazioni locali. Antiden1ocratica perchè attribuisce poteri direttivi al personale di segreteria che, essendo stipendiato e garantito da un regolare contratto di intpiego secondo Io Statuto, dovrebbe avere assegnata una funzione consultiva, come avviene per tutte le amministrazioni pubbliche e private. L'impiegato-padrone non è democrazia. Antidemocratico perchè, attraverso il sistema dei grandi numeri e della rappresentanza di diecine di migliaia di lavorator: assegnata alle grandi federazioni - rende praticamente impossibile, e ad ogni modo tutt'altro che facile, il prevalere della maggioranza. . Se gli stessi massimalisti e i comunisti hanno sentito il bisogno di levare la voce contro il burocraticismo e l'antidemocraticismo confederale è appunto perchè - dottrina a parte - sanno per esperienza che il progetto così come è stato preparato e in quanto ripete disposizioni statutarie già in uso è insufficiente a garantire nella organizzazione la libera e positiva affermazione di tutte le tendenze e di tutte le opinioni. Questa esperienza l'avevamo del resto fatta anche noi molto prima. Una cosa inesplicabile dell'immediato dopo guerra, ma spiegabilissima in base al meccanismo rappresentativo stabilito dallo Statuto confederale di allora e che ora si reputa conveniente e democratico ripetere, era come, nonostante il moltiplicato numero degli organizzati e la prevalenza delle tendenze bolscevizzanti e rivoluzionarie nel partito socialista, i riformisti della Confederazione - minoranza assoluta nel partito - riuscissero ad ottenere sempre nei Congressi sindacali votazioni imponenti e a mantenere di fatto la loro supremazia. Se ciò sia stato un bene o un male non vogliamo ora discutere. Ma il fatto basta a dispensarci da ogni dimostrazione ulteriore. Non sarà inutile piuttosto che i confederali ci dicano che cosa intendano per democrazia e per metodo democratico applicato alla pratica sindacale. LA CRITICA POLITICA LA POLITICA DELLE SPESE, COME PRIMA · Ognuno ricorda l'intervento dell'on. Mussolini, fiancheggiato da una scorta armata, la quale doveva, colla ferocia dell'aspetto, suffragare le minacciose parole del Duce contro chiunque si fosse opposto alle economie. Ahimè ! quanto paiono lontani quei giorni. Chi parla oggi ancora di economie ? A Trieste, il ministro delle Finanze si limita ad invocare che possano essere tenuti lontani gli assalitori del bilancio. A Roma, parlando alla maggioranza, il Presidente del Consiglio si gloria delle spese deliberate dal suo Gabinetto. Quante ,e quanto terrificanti sono queste spese di cui il Presidente mena vanto ! - Nove milioni per opere marittime e stradali a Fiume; - quaranta milioni pel porto di Genova ; - qualche centinaio di milioni per l' Istituto delle case degli impiegati ; - altri per l'Ospedale di Santo Spirito ; - altri per Napoli : - mille milioni per la Sardegna ; - sedici per i Comuni e le opere pubbliche dell' Istria, ecc., ecc. In tutto si impegnarono, in ossequio al regio decreto 3 maggio 1923, per i lavori pubblici e la disoccupazione, 109 milioni per l'Alta Italia, 255 per l'Italia media e 2655 per l' Italia meridionale. Parecchie di queste opere sono senza alcun dubbio economicamente riproduttive, altre sono utili a scopi pubblici. Siamo però ben sicuri che nelle cifre grosse non si nascondono, come si rimproverava avvenisse al buon tempo antico del regime parlamentare, impegni intesi a propiziarsi il favore politico ed elettorale di questa o quella regione ? BibliotecaGino Bianco

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