La Critica Politica - anno IV - n. 11 - 25 novembre 1924

RINASCITA LIBERALE 465 sti, essi muovono, d'accordo aprono il processo allo < stupidissimo secolo XIX >, il secolo del liberalismo, pong-ono affermazioni o negazioni perfettamente ed inconciliabilmente antitetiche, gli uni scompaginano la democrazia, cioè la massa conservatrice, gli altri sconvolgono i partiti popolari e socialisti, i veri liberali dell'epoca. Gli snobisti dell'energia imperiale e avventurosa galvanizzano i conservatori dominanti, uell' intento di asservirli; i giacobini ardenti di palingenesi e di era nuova sollevano i gruppi liberali di minoranza, eccitandoli ed esasperandoli, ma rimandando ad un futuro remoto lo sviluppo storico concreto. Il volontarismo dinamico confonde tutte le idee e tutte le posizioni, folgorano superuomini da ogni parte, la de1nagogia verbosa e lusingatrice trionfa di ogni senso di realtà, l' idea liberale muore veramente. Non si concepisce più la lotta politica se non come un (: vivere pericolosamente >, da un'avventura coloniale ad una baruffa xenofoba, da un'insurrezione di piazza ad una dittatura di palazzo o di caserma, dall' antidemocrazia alla superdemocrazia, dall'antilibertà alla licenza, o viceversa, con un incrociarsi ed uno scan1bio rapido di attori e di esecutori, attraverso crisi di coscienza rivelatrici di una perfetta, logicissima intima coerenza, l' incomprensione ed il rifiuto dell' idea liberale. Vivere non est necesse, navigare necesse est verso mondi nuovi e meravigliosi, verso paradisi terrestri, ere nuove, attraverso bufere e diluvi e apocalissi successive; agitarsi, stamburare, gridare, epurare, rinnovare radicalmente, costruire e ricostruire, attuare ; la rivoluzione che è reazione, la reazione che è rivoluzione ma sempre fine a sè stessa. Ecco il verbo nuovo : il verbo liberale è morto. Non è vero che questo processo· sia stato effetto della guerra ; la guerra ha servito soltanto ad accelerarlo. La concezione liberale è derisa, calpestata, negata : è quindi necessario che i liberali si organizzino in partito e persino ad un'attività quotidiana, ·esteriore ; ed ecco la rinascita liberale. Infatti rinasce il partito liberale, fin dal 1920, si disciplina, ma soltanto per affermare, in ·un primo momento, la necessità di conservare tutto e tutti, accanitamente rimangiandosi perfino la demagogia delle promesse della guerra rivoluzionaria, della guerra della libertà e della civiltà; subito dopo, passa a cospargere di rose e di incensi il cammino trionfale del fascismo, cioè dell'antiliberalismo che, dopo un- molteplice tentare, ha subodorato ed infilato la via buona, richiamando da ogni parte i non lib~rali, i dinamici, i rinnovatori. I vecchi liberali del partito tradizionale non possono affermare di avere assolto una funzione maieutica nella storia di Italia, non possono certo presentarsi come precursoni, profeti', ostetrici dell'avvenire; tutt'al più potranno rivendicare per sè la parte di epigoni, di clienti, di sguatteri, magari; non aprirono le vie alla storia, ne spazzarono e raccolsero i relitti. Meglio è che i liberali della tradizione assumano chiaramente il nome e la funzione di conservatori, che sorga finalmente in Italia chi ha il coraggio di dire basta alla storia: .ne deriverà una chiarificazione, un' impoBiblioteca Gino Bianco

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