La Critica Politica - anno IV - n. 11 - 25 novembre 1924

464 LA CRITICA POLITICA e ci assicura di buoni eventi. Ma il ragionamento mi sembra troppo semplice e spiccio per essere fondato: preferisco applicare il principio critico del più difficile. Per seguire il ragionamento, bisognerebbe dimostrare che il regime italiano prebellico fosse realmente liberale : non credo che occorra molto sforzo a convincerci che liberale era soltanto in apparenza, ma in realtà si basava sulla dittatura di determinati gruppi sociali, finanziari, politici: l'essenza del regime era conservatrice : i vecchi liberali del Risorgimento eran doventati conservatori: di fronte a loro esistevano gruppi veramente liberali, ma ristrettissimi, confusi nella situazione premoderna dell'economia italiana, sotto nomi, teorie e formule esotiche, e presto assorbiti e piegati dal regime o rigettati nel campo del sentimentalismo letterario. Proclamavano i nostri sedicenti liberali che il regime ammetteva qualsiasi possibilità di sviluppo, ma così chiudevano nei limiti del regime stesso la funzione liberale, cioè l'annullavano, la immiserivano nel campo puramente pratico della contingenza quotidiana, la riducevano ad un povero e gretto < carpe diem >, la intendevano non come sintesi di problemi, cioè impostazione di nuove difficoltà e di nuove lotte, ma come differimento delle soluzioni, transazione, accomodamento di interessi e passioni contrastanti. I nostri sedicenti liberali facevano non della politica, ma dell'amministrazione; non storia, ma cronaca, senza entusiasmo, senza fede, senza tragedia : chiusero ogni porta alla storia : autentici conservatori, si chiamarono democratici, illusero i veri liberali fino a svuotarne l'aziòne di ogni contenuto storico in una pratica esteriormente e tecnicamente riforn1ista, semp(e chiusa e sorvegliata nell'ambito del regime conservatore. Se l'idea liberale avesse realmente trionfato, sarebbero scomparsi ~el tutto i gruppi ed i partiti liberali; invece, sebbene molto diminuiti di forza, essi continuarono a vivacchiare ; ma sentirono il bisogno di classificarsi e suddividersi con aggettivi diversi monarchici, progressisti, democratici e si1nili, si trattava dunque di una situazione, quasi, preliberale, di un periodo di incerta elaborazione. I pochi autentici liberali cercavano di educare politicamente le masse, oscillanti fino allora dalla più cieca servitù materiale alla più cieca e inconcludente ,ribellione verbale ; ma i conservatori dominanti, sfruttando la loro inesperienza, sagace.mente toglievano ogni valore ai loro tentativi, e trasfor1navano le loro rivendicazioni in abile strumento di dominio : esempio chiarissimo, la concessione del suffragio universale. I liberali lo proponevano come dura I conquista, da raggiungersi attraverso una dura lotta, fonte di esperienze e di educazione: i conservatori ne fecero una graziosa, benevola elargizione che gli tolse ogni efficacia, che lo cambiò anzi in un puntello, aprendo il campo a tutte le facilonerie ed a tutte le superficialità demagogiche : i vecchi ceti do1ninanti attendevano il rafforzarsi della loro dittatura dalla demagogia; e non a torto. Il suffragio universale appare in Italia insieme con i primi risoluti negatori dell' idea liberale, con i primi non liberali. Da due punti- oppoBi_bliotecGa ino Bianco

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