La Critica Politica - anno IV - n. 11 - 25 novembre 1924

• 452 LA CRITICA POLITICA luppo •di tutte le sane e naturali industrie italiane, fra le quali possono benissimo essere le meccaniche, ~ sono certamente tutte le piccole industrie ancora tanto numero.se in Italia. I soci della A. P. I. M. A. fanno certamente torto a se stessi e fanno torto grandissimo a tutti i loro colleghi delle varie regioni d'Italia, quando si danno una immeritata patente di ignoranza ed inabilità commerciale, mostrandosi così paurosi della concorrenza tedesca da non contentarsi - dell'abolizione della flagrante ingiustizia a loro danno che sono i dazi sui ferri ed acciai di prima fabbricazione, e da non comprendere che, tolto quell'assurdo ed intollerabile gravame, non vi è più alcuna· ragione di inferiorità per le industrie italiane in confronto a quelle degli altri paesi. Naturalmente a condizione che le industrie italiane sappiano specializzare la loro produzione nelle forme più confacenti col nostro genio nazionale e colle circostanze dell'ambiente nel quale viviamo. Dire, come dice l' « ordine del giorno », della A. P. I. M. A., che la concorrenza tedesca ha « scopi distruttori », - nelle attuali condizioni dell'economia della Germania -, è dire una frase sonora, ma priva di qualsiasi significato. Ed è pure priva di qualsiasi significato positivo la raccomand_azione che fa lo stesso « ordine del giorno » al Governo di ~ provvedere ad indirizzare la nostra politica economica nel senso che i nostri prodotti di esportazione trovino sbocco nelle Nazioni, la cui concorrenza non abbia simili" scopi, riducendo, qualora sia necessario, verso tali Paesi i nostri dazi, tanto quanto risultasse necessario per ottenere condizioni di favore alle nostre esportazioni ». In conclusione, la A. P. I. M. A. e le altre Associazioni regionali federate alla A. P. I. (Associazione Piemontese Industriali), nota per avere organizzato l'anno scorso a Torino il « Congresso Nazionale della Piccola e Media Industria», che fu tenuto a battesi1no dai più noti esponenti politici del grande industrialismo metallurgico italiano, vorrebbero -che l'Italia rivolgesse la propria politica commerciale verso l'ideale assurdo e rovinoso di vendere esclusivamente i suoi prodotti di esportazione, in grande prevalenza agrari, o di origine agraria, a quei Paesi, i ·quali non hanno i mezzi di pagarli con altri prodotti che possano essere utili agli ~taliani. È supponibile che nessuno degli industriali delle varie organizzazioni federate alla A. P. I. diriga la propria azienda commerciale coi criteri formulati· nell' « ordine del giorno » qui criticato. Ma sarebbe opportuno che, prima di votare un < ordine del giorno > ·sulle questioni di politica commerciale, le organizzazioni, che pretendono di rappresentare gli interessi della Piccola e Media industria italiana, ci pensassero sopra due vqlte, per evitare una espressione di voti che fanno semplicemente a pugni colla logica e col buon senso. ~ EDOARDO GIRETTI ·BibliotecaGino Bianco

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