La Critica Politica - anno IV - n. 11 - 25 novembre 1924

I CONTRADDIZIONI PROTEZIONISTE 451 accettata dall' on. Mussolini del < fronte unico > per rispetto allo straniero, affermandosi protezionisti bensl per conto loro, ma libero-scambisti intransigentissimi per quello che concerne i dazi che essi devono pagare. Dopo di ciò, andate ancora a fantasticare di « armonia generale degli interessi economici italiani_> da attuarsi di accordo fra tutti i gruppi agrari ed industriali 1 Queste sono frottole buone da raccontare ai bambini raccolti intorno all'albero di Natale, con illuminazione di lampadine elettriche dai riflessi tricolori. Nel fatto, quando si esce dal campo rigoroso della protezione uguale di tutte le industrie in un regime· di sana e libera concorrenza interna ed esterna, è fatale che nessuno dei gruppi industriali particolarmente protetti e privilegiati voglia sottomettere il proprio particolare interesse a quello degli altri gruppi. E, nella lotta sfrenata per riuscire ad ottenere la maggior parte della torta della protezione, è pure fatale che i più ascoltati e favoriti dal Governo siano i gruppi politicamente meglio organizzati, e quindi in grado - anche essendo i meno numerosi ed i meno degni di attenzione - di ricambiare favore per favore. Onestamente non ci sarebbe stato nulla da ridire, se i soci della A. P. I. M. A., non avendo il coraggio di arrivare per conto lorò al liberismo integrale, si fossero limitati a chiedere che i dazi protettivi sui ferri ed acciai lavorati e sulle macchine fossero proporzionati meglio che attualmente non siano a quelli sui ferri ed acciai di prima fabbricazione. Dato che, praticamente, non sarebbe possibile di elevare maggiormente i dazi che sembrano proteggere, ma 11:onproteggono le industri,e meccaniche italiane, la conseguenza sarebbe stata che, per fare ragioue, come era giusto, agli esercenti le industrie meccaniche, sarebbe stato necessario di ridurre di molto i dazi ora stabiliti a favore delle grandi f erriere ad acciaierie. È stato dimostrato frequenti volte, ed anche in documenti ufficiali, - tra questi la Relazione del Senato per l'approvazione dell'ultimo trattato di commercio della Svizzera, - che i dazi sulle macchine, in molti casi, - come ad es. nel caso delle macchine agrarie -, non sono in misura sufficente per compensare ai fabbricanti italiani il maggior cos~o della materia prima cagionato dai dazi veramente mostruosi sulla ghisa e sui laminati e profilati di ferro e di acciaio. In queste condizioni, vi è da domandarsi perchè i soci della A. P. I. M. A. non hanno ancora mandato la loro adesione in massa al « Gruppo Libero-Scambista Italiano >, il quale non si propone degli scopi teorici, e non chiede per nulla il passaggio repentino dall'attuale regime di ultraprotezionismo industriale ad un regime di libero-scambiq assoluto, ma propugna, soprat_tutto attraverso ad un liberale sistema di trattati di commercio legati insieme dalla clausola generale e sincera della Nazione più favorita, la progressiva riduzione dei dazi protettivi per il fecondo sviBfbliòteca Gino Bianco

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