- • LA ETICITÀ DELLO STATO 433 ,enza perdere il proprio carattere particolare, si potenzino in ~na ~iù alta; perchè è dal loro universale concc;>rso che proviene la moralità d1 questa unica volontà dello Stato, la eticità di questo istituto. · Lo Stato insomma - ci ripetiamo - non è un edificio costruito da mani invisibili, in cui gli uomini si debbano allogare, ma si costruisce _be~s}c.ontinuamente con una eterna processualità, nella coscienza di ogni c1ttad1no. ' . Lo Stato non è qualcosa di trascendente ali' uomo, ma è bene invece essenzialmente immanente alla sua coscienza. Stato v'è solo in quanto l' uomo è cosciente di farsi cittadino, e senza la adeguazione della volontà dell' uomo a questo grado di più estesa universalità non vi è Stato. Non vi è Stato adunque, - torniamo a dire - là dove l'uomo non sente di elevare la sua coscienza fino a coscienza dello Stato, affermandosi come volontà dello Stajo; ma come potrebbe l' uomo sentire d' iuverare la sua volontà in questa più universale, quando non fosse chiamato, o sia, vogliamo intendere, gli si tenesse chiusa la via a vivere la vita dello Stato? (Vita dello Stato v'è, rammentiamo, in quanto l'uomo sente di vivere come uomo nello Stato, o sia come cittadino, in quanto l' uomo è cosciente di vivere la vita dello Stato). La prima condizione, possiamo concludere, senza ancora ripeterci su questi capitali concetti, è che Io Stato si governi secondo un reggimento democratico. Questa parola non la pronunciò Hegel, che falsamente passa come il filosofo della reazione, quando, s'anche si fosse fatto campione d'un movimento politico strettamente storico, non sarebbe certamente da giudicare come filosofo su questo campo. La possiamo pronunciare noi con piena coscienza scientifica, perchè la forniamo d' un valore filosofico. Democratico si deve intendere che prenda nome un reggimento, non dal numero dei preposti al governo - fatto del tutto condizionato dal momento storico e però contingente - ma dal numero dei chiamati - che deve comprendere tutto il popolo, ossia la totalità dei cittadini - al reggimento, o sia alla vita dello Stato. Stato dove è eiiminato ogni arbitrio e privilegio, Stato repubblicano nel proprio e completo significato dell'espressione (1). (1) Mazzini, il quale scriveva: < Il mondo ha sete in oggi checchè per altri si dica d'autorità>. (/ Sist6mi e la Dem., IIIY,poteva con questa profondità di fondamento affermare che la Repubblica è l'unica forma legittima e logica di governo. Egli svolgeva la sua concezione con una compiutezza e chiarezza meravigliosa ed è in questa lucida coscienza appunto ch'egli invera ed avanza per molti punti la filosofia moderna. Hegcl, che si sa quanto facilmente si lasciasse trasportare agli eccessi d'un dialettizzamento di valori puramente contingenti, di fatti, non s'arrestb davanti alla deduzione della monarchia ereditaria, la quale deduzione farebbe il paio con quella ch'egli avrebbe certamente saputo tirare della penna di Krug, se.... non avesse avuto meglio da fare. Del resto, egli svuota d'ogni valore il concetto di monarchia e deve affermare che < il miglior Stato é quello nel quale domina la' maggior libertà> (Pliil. d. Gesch., I, p. 122) ; quella Ubertà di cui conosciamo già il significato. Ed egli non dubita di scrivere: < Si può anche parlare della sovranità all'interno e che essa risieda nel popolo, se si parla soltanto in generale della totalità, per l'appunto come si è mostrato che la sovranità spetta allo Stato > (Fil. d. Dir.,§ 279,nota). Se non si vuole giocare sulle parole, bisogna dire che se lo Stato è monarchico come tale perchè uno, la .costituzione, o sia la forma di reggimento dev'essere repubblicana; altrimenti, ipostatizzando la volontà dello Stato in quella singola del monarca, si perde ogni valore etico di questo istituto che si fa trascendente all'uomo. Il passaggio dall'unità ideale dello Stato alla persona del monarca e conseguentemente, per garantire l'unità dello Stato, alla ereditarietà della monarchia, è del tutto irrazionale. Il monarca individuo importa già anzi nel suo concetto il momento dell'arbitrio, o sia la negazione della vera libertà. Biblio eca ·Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==