.... 424 LA CRITICA POLITICA mente professata ed attuata. Tutto ciò spiega perchè quando Roma fascista accenna ad orientarsi verso la normalizzazione, col rimpasto, col discorso al Senato, con l'assicurare libero corso ai mandati di cattura, con altre più o meno esplicite e più o meno spicciole manifestazioni, l'intransigenza della provincia fascista insorge ed impone il ritorno alle origini rivoluzionarie ed illegali del fascismo. A Roma, in mancanza di meglio, si tenta la sintesi: il Duce è informatissimo dei problemi siciliani, ha studiato a lungo personalmente le condizioni dell'Abruzzo, non dorme per pensare le provvidenze necessarie a Napoli, conosce a menadito le questioni dell'alta Lombardia o del Casentino, o di quella qualsiasi borgata e provincia dove l'accoglie il consenso trionfale dei militi mobilitati con opportuna e lauta indennità, dei gregarì trasportati ed « ammassati » con sapiente e perfetta organizzazione logistica ; il Direttorio del partito pensa già a convogliare ed incatenare le forze locali, fermandosi ~ lungamente sulla necessità di coordinare il compito delle amministrazioni comunali e provinciali fasciste e di stabilire organicamente e su una base di problemi concreti e di esigenze locali l'azione di partito per la preparazione alle elezioni comunali e provinciali » con cura. particolare, si capisce, per il Mezzogiorno : basta ripensare alle condizioni della vita locale durante la dittatura giolittiana e durante l'attuale imperio fascista per comprendere il significato esatto di questo coordinamento di compiti, deliberato nelle adunanze dei primi di ottobre del Direttorio nazionale fascista, ed il valore vero degli studi e delle preoccupazioni governative per i pròblemi regionali. Il problema del decentramento politico-amministrativo, dell'autonomia locale è dunque una realtà attuale, ed in qualche momento anche vivace, nel fascismo: corrisponde ad esigenze chiarissime dei capi fascisti di provincia, ma rivela anche una diffusa, sia pure vagamente e 'inconsciamente sentita, necessità di tutti i ceti e di tutte le classi provinciali. Le opposizioni devono muoversi sul terreno della realtà : per rifiutare tutto ciò che è fascismo, non ignorino l'esistenza vivace di questo -fermento e lavorino a favorirne il più rapido e più completo sviluppo ; non si attardino troppo a involgere e svolgere nodi a Roma, ma interpretino anche le aspirazioni, le esigenze, le passioni locali ; procurino di creare in provincia una situazione che prepari la ribellione alla capitale e l'autogoverno; non ripetano l'errore della marcia su Roma: o respingerebbero la provincia delusa nelle braccia del fascismo, o rischierebbero' di rinnovare l' intrigo ed il compromesso, elevandoli a sistema. Bisogna marciare lentamente e pazientemente, con tenacia, e con preparazione, alla conquista del proprio comune e della propria provincia, · studiando e proponendo concrete e variissime soluzioni per i concreti e variissitni problemi locali, ed affidando ed attendendo, anzi volendo, queBiblioteca Gino Bianco
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