La Critica Politica - anno IV - n. 10 - ottobre 1924

. 422 LA CRITICA POLITICA fessore di storia e di storie moderne > contro il vecchio dittatore e l" ostinatezza perfida, cattiva, puntigliosa di pochi cadaveri ambulanti • contro il dittatore nuovo : unica differenza, un'arditezza di parola e di gesto più ciarlatanesca perchè più pacchiana e invece della cura di salvare le forme e indorare le pillole l'ostentazione brutale di una sadistica nervosità . . II discorso normalizzatore e collaborazionista del 7 giugno fu la confessata anzi ostentata saldatura a· fuoco fra il regime liberale di Giolitti e quello fascista di Mussolini ; l' Italia sta correndo il rischio di doversi rassegnare ad un nuovo decennio di stasi politica e di trasformismo corruttore. Nel quale naturalmente il fermento dell'autogoverno locale, in principio vagamente e limitatamente vivente nel fascismo, è destinato a morire senz'altro. Ma non è ancora morto ; anzi dà cenno di discreta vivacità nelle convulsioni seguite alla crisi del giugno, e in qualche momento sembra perfino volersi imporre. · L'assassinio di Matteotti e le sue vastissime ripercussioni morali e politiche risospinsero il fascismo, dopo un collasso di paura e di disorientamento, verso le sue origini rivoluzionarie : tutti i fermenti primi riaffiorarono e vibrarono più rigorosamente : la seconda ondata, sviluppo e completamento della sospesa rivoluzione, si appianò nel proposito della I definitiva organizzazione dello stato fascista; .i} Consiglio nazionale fascista dell'agosto, sboccando appunto alla minuscola costituente dei quindici fu quàsi una seconda marcia su Roma ; nei tre o quattro giorni di sciolta eloquenza, s' intende nè accademica nè vuota, riapparve vitalissimo, fra gli altri, il germe della ribellione provinciale all'accentramento dello Stato, dell'autonomia locale rampollante dalle speciali e diverse esigenze regionali : i convenuti, < uomini della provincia, della buona, della solida, della quadrata provincia > furono blanditi, lusingati, invitati a portare < nelle città troppo popolose e spesso smidollate > il loro < spirito pieno di profondità saggia > ; il Duce proclamò la necessità di < fare del fascismo un fenomeno prevalentemente rurale » giacchè < in fondo alla città si annidano tutti i residui dei vecchi partiti, delle vecchie sette, dei vecchi istituti > e ricordò con gratitudine che in quelle < ultime settimane la provincia si era fatta fortunatamente sentire > : dunque il fascismo era stato quasi salvato dalla sollevazione provinciale contro le pretese dei ceti politici del centro, oppositori e specialmente fiancheg- ·giatori. E j ras parlarono ampiamente delle varie condizioni del fascismo ·nelle varie regioni, trattarono molto largamente di interessi locali, rilevarono l'opportunità di formare il nuovo Direttorio del partito con fascisti provinciali, o almeno di tener presente un principio proporzionale regionale, esaltarono i meriti delle amministrazioni comunali e provinciali fasciste, condannarono i patteggiamenti e le alleanze elettorali, chieBJblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==