FASCISMO ED AUTONOMIA LOCALE 419 . e non sapevano rassegnarsi al controllo dei funzionari dello Stato e dei politici del Parlamento: era una voce sola contro la gente che non sa cosa significhi lavorare e se la spassa tranquillamente a Roma arricchendosi, imbrogliando le cose e confondencio le teste con i troppi fannulloni che comandano e che dovrebb.ero inveçe guadagnarsi il pane ; era un'unica invocazione al comando di pochi, se non di uno, all'abolizione di tanti consigli, commissioni, parlamenti. Gli Italiani di provincia erano concordi in uno stato d'animo di accanita ribellione contro tutto ciò che muoveva da Roma: era l'idea della marcia su Roma. I Ma non per conquistarsi l'autogoverno locale: la dittatura parlamen- · tare aveva i~cancrenito nei borghesi e negli uomini dell'ordine il vecchio costume del non desiderare noie nè responsabilità, della vita serena e disciplinata sotto la paterna benevolenza del governante-padrone ; le masse ed i partiti . sovversivi un po' teorizzavano di dittatura e di era nuova, un po' erano legate in organizzazioni a tipo accentrato, imitanti l'aspetto burocratico-statale, in conseguenza dell.e necessità e della pratica collaborazionista, non sempre politicamente onesta, in cui si esauriva in gran parte la loro rivoluzione. Tutti unanimi, dunque gli Italiani, a marciare su Roma per spezzare i troppi fannulloni, ma tutti concordi anche nel ritenere che l'unico mezzo· possibile per eseguire la purificazione fosse l'affidarsi al senno geniale di un Uomo di stato, energico e saggio, che dettasse leggi e dispensasse feticità dalla cima radiosa del Campidoglio : era l'idea della dittatura. Il fascismo fece sua l'una e l'altra idea, le agitò e le impose : le legioni di camicie nere marciarono su Roma proprio col compito di cac- · ciar via gli infrolliti, gli imbelli, i corrotti, i vecchi per aprire il passo ai forti, ai puri, ai giovani, educati al lavoro e alla vita rude della provincia; destituita la classe dirigente dei vecchi politicanti romani, sarebbero finalmente troncate le < logomachie parlamentari > per una fattiva quotidiana energia : gente di provincia avrebbe potuto attendere, calma e serena, ai propri affari ed alle proprie fatiche: la direzione della pubblica cosa sarebbe sicuramente affidata alle mani forte dell'Uomo, del Capo, accigliato di paterna serenità, umile servo della Patria. La cloaca romana era spazzata, la provincia a,1eva sottomesso la capitale, Milano modernamente rapida e vivace aveva soverchiato Roma pigramente bizantina e lenta : questo significava il tri~nfo di un movimento politico nato e cresciuto fuori degli ambienti parlamentari, della sede del' governo, forte specialmente, fino ad esser totalitario, nelle città di secondo e terz' ordine e nelle campagne. Ma Roma, conquistata, conquistò col suo fascino i legionari di provincia, inebriò i giovani dinamici venuti su dalla campagna, smidollò e snaturò col fiato delle sue cloache i fieri < selvaggi >, i puri folli. Inevitabile : il movimento non avrebbe potuto sfociare diversamente: perchè , il fermento della ribellione provinciale, che insieme con mille altri vi coI I ' B"blioteca Gino Bianco
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