394 LA CRITICA POLITICA miata nel quale, la frase più saliente era questa: < il giorno in cui uscissero (le opposizioni) dalla vociferazione molesta, per andare alle cose concrete, quel giorno noi di costoro faremmo lo strame per gli accampamenti delle camicie nere >. Il commento non poteva essere più efficace 1 E del resto esso era già nella ripresa dell'attività squadrista che si è verificata qua e là in Italia nell' ultimo mese, nella frequenza delle adunate, nel linguaggio della stampa fascista che nessun prefetto pensa a sequestrare mentre fioccano i sequestri e le diffide ai giornali di opposizione. Come documento (noi pref eria~ mo sempre i documenti ai commenti) dei sentimenti e delle correnti che hanno libero corso nel _partito dominante riproduciamo qui il brano di un articolo editoriale del giornale fascista ~i Roma, l'Impero del 5 settembre: < I fatti più tipici - scriveva il giornale - che caratterizzano le epoche e la gente di più intelligente vitalità e di più vasta magnificenza, sono la pena di morte, i supplizt e i castighi corporali. Non vi è Stato al culmine della civiltà che non li abbia adottati su larga scala. Se oggi in Italia esistessero almeno le pene corporali per i cattivi sudditi del Re e della Patria, vi sarebbe tanto più ordine e tanta maggiore armonia sociale. Ci pensate allo spettacolo di un Amendola in berlina presso la Colonna Adriana, fatto segno agli sputi e ai motteggi dei buoni Quiriti? O a quello di un Albertini esposto al sole e al vento in una graziosa gabbia ai ferro che, per esempio, potrebbe essere murata sulla facciata di Palazzo Chigi ? O a quello di un Turati trascinato nudo (se si potesse vincere il pudore dei nostri occhi) a coda di cavallo da piazza Venezia a piazza del Popolo ? Ah, come farebbe bene a questa effeminata gente codarda che vuole trattenere a tutti i costi l'Italia nella sua ascesa imperiale, un po' di rinascimento guerBiblioteca Gino. Bianco riero e politico, o, se preferite, un po' di quel vecchio calunniato Medioevo~ a cui appartiene il secolo di Dante, poichè è solo in quella atmosfera di bellicosa maschiezza che si possono compiere le grandi imprese a tracciare i solchi della potenza >. L'errore di Mussolini e dei dirigenti fascisti sta nel non ca pire che gli stessi mezzi non danno sempre i medesimi risultati. L'accentuarsi del linguaggio e della pressione fascista oggi non fa che scavare più profondo il solco che separa il governo dall'anima del paese, ravviva il de- . siderio di libertà e la volontà di conquistarla. I liberali conservatori, che hanno fiancheggiato il fascismo e che lo , hanno servito < in umiltà> per quasi due anni, avvertono che su questa via si va verso l'irreparabile. E dal Giornale d'Italia (5 settembre) gridano all'on. Mussolini e il loro grido è senza dubbio sincero : < siamo della gente che vi ha fiancheggiato senza nulla pretendere e che lealmente vi avverte prima di essere costretti ad abbandonarvi al vostro destino. Escite dall' ultima trincea ed avvicinatevi al Paese. Cominciate col mettere a posto i ragazzi e i matti che vi compromettono col preparare la nuova ondata e col minacciare i galantuomini che non si sono voluti mettere la camicia nera e date affidamenti serii al Paese çhe farete la politica risolutamente legalitaria. Lo strame lasciatelo ai ricoveri di esseri animati ma non ragionevoli e ragionate con sentimento umano. Riflettete se vi pare mai possibile che un paese come l'Italia, che ha rovesciato svariate tirannie per fare la propria unità e per conquistare la propria libertà si rassegni a stare sotto il giogo di un partito che avrà l'entusiasmo ma ha certamente anche l' inesperienza e la leggerezza della gioventù, ma che non
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