La Critica Politica - anno IV - n. 8-9 - 25 settembre 1924

378 . LA CRITICA POLITICA II. Rivendicata dalla filosofia di Descartes, fino all'illuminismo del sec. XVIII,. la soggettività del pensiero, occorreva dare la base sicura alla grande scoperta e però conquistare, per questo, un nuovo più profondo concetto deJ. reale. Tale è il compito della filosofia tedesca, dalla quale due grandi figure si ergono gigantesche a l'altezza dei due più grandi pensatori dell'antichità:: Kant e Hegel. Quella soggettività che Descartes affermava, traendo il pensiero dall'empireo d'una inconcepibile trascendenza, è per essa radicata ben più nel fondo, conquistando la oggettività vera, in quel fermissimo terreno eh' è la coscienza di tutti gli uomini. La natura rimaneva impenetrabile ed ostile dinanzi al pensatore antico• che non poteva nemmeno prender coscienza del suo pensare; perchè tutto il pensiero stava fuori della sua mente, natura anch'esso, già tutto fo~mato e svolto. La verità era fissa e d'un pezzo sotto tutte le apparenze; ma egli doveva disperare di conquistarla, perchè chi mai avrebbe legata la sua mente alla smisurata grandezza e maestà di tutta la natura, di Dio, di tutta~ la verità fuori di lui? Quale ponte poteva mai accingersi a costruire, egli piccolo nano, sopra l'abisso tenebroso, senza una base ferma da cui muovere? Un uomo aveva chiesto un punto, un solo punto d'appoggio, per sollevare il mondo, e lo teneva egli nel profondo del suo petto; ma lunghi secoli ancora, più che due millenni, dovevano render dura ed aspra la felice conquista. L' < iò penso> di Descartes s'afferma violento quasi di contro al mondo~ È l' uomo il vero padrone della natura. Il nuovo signore s' inebria presto al c_anto della sua potenza e si smarrisce alla subitanea vista dell'enorme impero che s'è acquistato. Nulla più riconosce dietro a lui; occorre tutto rifare, e si da aJl'opera con febbrile ardore e sconfinata presunzione. L'uomo .non intese nulta fin'allora del proprio essere: ecco, ve ne predica il nuovo sacerdote della Ragione la sua vera natura. Occorre, fratelli, mettersi all'opera senza perder tempo e rinnovare l'umanità tutta alla luce dei nuovi principi, ricostruire sulle nuove e vere basi l'umano consorzio. La civiltà e la coltura che ci han preceduto sono opera di stoltizia, perchè compiutes~ nell'oscurità della ragione; esse, i grandi colpevoli, hanno corrotto dall' ini-- zio della sua vita I' uman genere. Occorre rifarsi dal principio, coll'arme· della scienza e col lume della nuova filosofia. Il medico Guillotin foro} agli iniziati della grande ·oea, lo strumento per troncare con l'ultimo colpo la civiltà antica. Il pensiero farneticava oramai nel suo smisurato orgoglio, mentre sotto, di esso una voragine spaventosa s'apriva a inghiottire la sua stolta superbia realtà e si produce come mondo esistente: la scienza ha soltanto il compito di portare a coscienzai questo lavoro particolare della ragione della cosa> (HEOEL, Fil. del Dir., Introd. § 31, trad· Messineo); ragione della cosa, ripetiamo, che è in quanto se• ne ha coscienza. Poteva adunque acutamente Hegel chiamare la filosofia la nottola della Minerva, perchè,. com' egli dice, quel che il concetto insegna, la storia mostra appunto necessario (Fil. del Dir. prefaz. in fondo). - È nello svolgimento della coscienza ch'è riposto il valore perenne della filosofia ed è fuori di questo corso ideale ed unitario della vita, che noi distinguiamo una storia. della filosofia da quella della politica ed una teorica dalla pratica. Biblioteca Gino Bianco

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