La Critica Politica - anno IV - n. 8-9 - 25 settembre 1924

L'INDIPENDENZA DELLA MAGISTRATURA 375 Sl, un magistrato molto coscienzioso, e che tenga pronte le sue lettere di dimissioni e non abbia eccessive preoccupazioni circa la possibilità di dar da vivere alla sua famiglia, può conservare e far valere, in casi singoli, la sua indipendenza ; almeno lo poteva per il passato, perchè oggi non mi maraviglierebbe di vedere il Consiglio de' Ministri, colpire con un decreto di esonero per scarso rendimento o altro equivalente anche un Presidente di Corte di Cassazione, che si rendesse inviso . al Governo. Un decreto recente del 3 maggio i 923 consente la dispensa dal servizio del magistrato che abbia perduto il prestigio e l'autorità necessarii per adempiere convenientemente le funzioni di magistrato > 1 Ma altro è godere pacificamente durante tutta la carriera la propria indipendenza ; altro è doverla conquistare e difendere giorno per giorno a prezzo de' più gravi sacrifici e con rischio continuo di perdere lo impiego. L'indipendenza della Magistratura tanto vantata da coloro che vogliono adulare i magistrati per accattivarsene la protezione, è una men- , zogna convenzionale che conviene sfatare perchè serve a farci chiudere gli occhi e a distoglierci dall'avvisare a' mezzi per conquistare alla Magistratura la vera indipendenza. Ecco perchè o ho voluto esporre gli esempii di due Magistrati, che non sono più, ma di cui ho conosciuto il < retroscena > della carriera. Se ognuno fra' magistrati viventi raccontasse il caso o i casi suoi, la indipendenza della Magistratura dal Governo apparirebbe, quale è, un'atroce ironia. SAVERIO MERLINO ADESIONE AL REGIONALISMO .: .... i collegi elettorali coincidono su per giù con le regioni d' Italia, alle quali viene a questo modo data una prima forma legale, direi quasi una prima costi- ,tuzione in Enti legali, che corrisponde a tradizioni storiche, a interessi ancora reali, e che sprigionerà forze amministrative, economiche e politiche vivissime in questa policroma nostra patria, limitando ,te funzioni dello' Stato alla creazione e conservazione delle condizioni generali necessarie ad una prospera attività dei singoli cittadini e delle libere e spontanee lt1roassociazioni economiche e colturali che, finora, non senza fondamento, se anche con esagerazione, lamentavasi la uniformità minuziosa di una legislazione e di una Amministrazione accentratrice di fronte alla quale i divergenti interessi non trovavano difesa che in concordati e pattuizioni temporanee, dannose ora al Sud ora al Nord, ora all'Est ' ora all'Ovest, perchè ognora tradotte in disposizioni universali, o in ricatti, che formavano provvedimenti generali, o in una alternativa dilapidazione del bilancio dello Stato. « Oggi lascio fare a te, a patto che tu domani lasci fare a me», questa era la formula della contrattazione. E della formazione dei tninisteri esulava spesso il merito, perché Nord e Sud e Piemonte, Liguria, Sicilia dovevano avere garanzie : garanzie contro che cosa ? Contro lo sfruttamento a mezzo dello Stato ! ». (1921) M. PANTALEONI Biblioteca .Gino Bianco . '

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