372 LA CRITICA POLITICA re stati graziati, venivan9 portate al giudizio della Gran Corte Criminale. Mio padre 1 pare che nel dare il suo voto in una di queste cause (non era allora ancora entrato in funzione il giury) opinasse per l'applicazione ad essi del perdono, ritenendoli; com'erano di fatti (ricordo p. es. le bande capitanate dal famoso generale spagnuolo 1"lanes, venuto dalla Spagna per continuare una guerrilla nelle campagne abbruzzesi e napoletane in favore del Borbone contro il < re usurpatore ») rei politici. Il presidente della Corte (del resto un ottimo magistrato settentrionale mandato a presiedere la gran Corte Criminale di Potenza) opinava diversamente. Come procedessero le cose io non so : certo è che mio padre fu mandato via da Potenza, ad installare, come allora si diceva, i tribunali nuova1nente istìtuiti nelle località più remote e nel!e · regioni più impervie, fra gli altri, a quanto ricordo, quello d' Isernia, dove però. appena arrivato, non avendo trovato alloggio (forse per l'ostilità della popolazione al nuovo Governo)» fece voltar la testa a' cavalli>, com'egli soleva dire raccontando questo episodio della sua vita, e se ne tornò _ con la sua famigliola a Napoli, piantando in asso la missione e chi gliela aveva affidata. Dopo queste e altre simili disavventure, e prima che scadesse il biennio o triennio, dopo il quale i magistrati del vecchio regime riacquistavano l'inamovibilità, mio padre fu retrocesso a.... giudice di tribuoale, conservandoglisi lo stipendio che era quello di un consigliere di Corte d' A.ppello. Ricordo questo particolare, che è caratteristico : fra gli aqdebi ti mossi a n1io padre (e si può vedere nel suo incartamento al Ministero di Grazia e Giustizia) vi fù quello che egli era solito viaggiare in terza classe. A quel tempo i magistrati vivevano una vita modesta, specialmente quelli che avevano famiglia e non avevano ereditato un vistoso patrimonio, e si contentavano di poco, lavorando molto e coscienziosamente. Viaggiare in terza classe parve a' nuovi reggitori d' Italia quasi un'azione indecorosa, degradante ; e mio padre dovette sottostare alla retrocessione che gli venne inflitta, per futili motivi apparentemente, in realtà perchè egli mal celava la sua affezione al vecchio regime. Non solo fu retrocesso a giudice, ma fu scaraventato in lontani tribunali e separato dalla sua famiglia (noi tre figliuoli dovemmo rimanere a- Napoli per gli studii, e von noi rimase la cara e buona madre nostra), andò ramingo, fino a che Enrico Pessina Ministro, amico di famiglia, lo richiamò a Napoli, ma per poco, perchè il successore (credo il Pironti) un arrabbiato nemico de' Borboni, lo traslocò, senza alcuna ragione da Napoli a Cassino. Mio padre fin) poi per chiedere il collocamento a riposo, che gli fu concesso. Conservo ancora l' impressione di queste dolorose vicende· familiari - della lunga separazione fra noi e nostro padre - de' colloqui con Ministri, Segretarii Generali e Pritni Presidenti di Corte d'Appello, dai · quali mia madre, con noi appresso, si recava a supplicare il ritorno a Napoli di suo marito. Biblioteca Gino Bianco
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