RICORDI PERSONALI L'indipendenza della Magistratura Mio padre era magistrato borbonico .... (Non è questo il principio di un'autobiografia - il lettore non si spaventi. Le autobiografie sono permesse a due categorie di persone ·- grandi uomini e grandi delinquenti. I primi le scrivono per dimostrare come essi sono molto simili agli altri mortali, e mangiano, bevono, dormono e vestono panni ; gli altri per dimostrare a un di presso la stessa cosa - in senso inverso. Io non appartengo nè all'una nè all'altra categoria e in questo breve accenno ad un fatto mio personale ho ben altro scopo, come si vedrà.) Mio padre dunque, era magistrato borbonico. Lo dico senza ombra di vergogna anzi con un certo orgoglio. La Magistratura borbonica era dotta, imparziale ed onesta. Quanto ad indipendenza bisogna distinguere : nelle cause politiche, il Governo faceva quello che voleva, e quando tutto mancava, istituiva Corti speciali per sbarazzarsi de' suoi nemici. (Non mancano però esempii di magistrati anche di quelle Corti, che si rifiutarono a < far da carnefici > Vedi l'opera del Colletta). Nelle materie civili, i magistrati napoletani erano prototipi di onestà e d' imparzialità, giudicavano con coscienza e con singolare sapienza. Io ricordo ancora gli avanzi della rnagistatura borbonica nella Corte di Appello e nella Corte di Cassazione di Napoli - i Winspeare, i Niutta, i Mirabelli e tanti altri : erano rispettatissimi, e le loro sentenze si possono ancora consultare come piccoli capolavori di sapienza giurièJica.... Mio padre dunque era magistrato sotto i Borboni, e nel 1860 aveva il grado di Giudice di gran Corte Criminale, che corrispondeva a quello attuale di Consigliere di Corte d'Appello, con lo stipendio, vistoso a quei tempi, di centocinque ducati ( circa '450 lire) al mese. Venuto il Governo Italiano, alcuni magistrati borbonici vennero destituiti, con Decreti di Garibaldi < in omaggio alla pubblica opinione > : mio padre fu tra' conservati. Era di residenza a Potenza. Ricordo ancora (avevo allora 4 anni) di Potenza tre cose: 1 °) la poli- · · zia notturna alle case per mancanza assoluta di fognature ; 2°) i frequenti allarmi per temute irruzioni de' briganti, che in quel tempo e in quella regione ·erano numerosissimi, bene equipaggiati e capitanati; 3°) la febbre quartana che mi prese e obbligò mio padre a noleggiare una vettura e condurmi in fretta e furia a Napoli. Stando dunque a Potenza e prestando servizio a quella Gran Corte Criminale, cominciarono sotto il nuovo Governo le prime disavventure della carriera giudiziaria di mio padre. Era stato emanato un decreto di amnistia per tutti i rei politici. Nondimeno bande di briganti catturati od arresisi sotto l' impressione di esseBi lioteca· Gino Bianco •
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