La Critica Politica - anno IV - n. 8-9 - 25 settembre 1924

.. IL PROCESSO MATTEOTTI E L'INDIPENDENZA DELLA MAGISTRATURA 367 . biano reclamato la piena indipendenza della magistratura e nonostante che alcune guarentigie siano state effettivamente assicurate dalla legge Orlando del 1907, il problema è tuttora vivo e scottante, ed in un certo senso aggravato dalla recente riforma giudiziaria Oviglio e dalla equiparazione, agli effetti degli stipendi, dei magistrati agli altri impiegati. La magistratura stessa da oltre un decennio a questa parte con studi e discussioni serene e nella solennità dei suoi congressi, aveva additata la via, difforme da quella tradizione burocratica che tutte le persone di buona fede riconoscevano ormai essere in antitesi con la indipendenza necessaria al potere giudiziario per l'esplicazione dei suoi compiti in coordinazione con quelli degli altri poteri. Il giudice non deve sperare e non deve temere nulla da nessuno, giacchè come ebbe ad osservare l'on. Orlando la situazione di chi ha da temere non differisce molto quello di chi ha tanto da sperare se davvero si vuole che con tranquillità renda giustizia e che l'opera sua dia affidamento di una retta amministrazione di essa, nella quale tutti abbiano piena fiducia. In realtà oggi l'indipendenza della magistratura non ha che un riconoscimento puramente dottrinale ed una tutela esclusivamente negativa : la cosidetta inamovibilità. Ma, a parte che questa guarentigia non è neppure concessa ai funzionari del Pubblico Ministero, che son proprio quelli i quali possono trovarsi a contatto più frequente ed immediato con le ingerenze politiche, giacchè l'esercizio dell'azione penale è nella nostra legislazione proprio ad essi affidato, non è a dimenticare che assai spesso ottenere un trasferimento (il che è ora a libito del ministro) è per un magistrato assai più importante che esser garentito dalla inamovibilità circa la sede che occupa. E ciò per non parlare di altre lusinghe che, purtroppo, qualche volta possono influire sull'animo del magistrato, come ad esempio quella delle onorificenze, tanto che è stato già qualche volta proposto che ne venga sottratta la concessione ali' arbitrio assoluto del potere politico, ed un ministro, il Bonasi, aveva addirittura introdotto nel proprio progetto, presentato al Senato del Regno il 7 febbraio 1900, una 'disposizione (art. 11) con cui si stabiliva che < fatta eccezione pei componenti del Consiglio Superiore, · le proposte di onorificenza ai magistrati appartengono al ministro di Grazia e Giustizia, previo parere conforme del Consiglio Superiore della Magistratura : nessun magistrato può ricevere onorificenze sopra proposta di aJtri ministri >. La verità è che date le alte qualità morali della grande maggioranza della magistratura italiana, il che deve essere proclamato a suo onore, pure nella assai modesta condizione economica nella quale è stata sempre tenuta, inconvenienti molto grandi, in tempi normali, non si sono avuti a deplorare, anche perchè il potere esecutivo aveva il suo naturale freno nel controllo esercitato dal Parlamento sulle eventuali illecite ingerenze ; ma è evidente che venuto a mancare il regolare funzionamento Biblioteca Gino Bianco '

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