AMENDOLA E LA DEMOCRAZIA 357· privilegio fatto alla proprietà terriera. In complesso la nozione < quiritaria > della proprietà ha avuto dal governo fascistà il più sicuro riconoscimentot mentre poi la libera azione d~l fascismo ha servito, dal di fuori, a irrobustirla in tutti i sensi. La distruzione o la paralisi delle organizzazio~i dei lavoratori della terra si è convertita, naturalmente, in un tangibile beneficio per la classe padronale. Si può notare, s}, qualche accenno di crisi dovutoa congiunture di mercato di qualche prodotto, ma nell'insieme, l'economia-. terriera fu beneficiata, anche da noi, da due fondamentali condizioni di favore. Essendo, in grandissima parte, circoscritta al mercato nazionale, essa, ha risentito meno di ogni altra branca dell'economia, il dissesto provenientedall'improvvisa rottura dei rapporti economici internazionali. Inoltre essa provvede, con suoi prodotti, a bisogni di natura elementare che non hannosublto diminuzione alcuna, e si è quindi avvantaggiata dei prezzi semprepiù alti (e non più artificialmente limitati) che i prodotti stessi hanno ragginnto. La terra ha dei margini. Immune, o quasi, da pressione fiscale, da pressione sindacale e anche da pressione mercantile, la classe terriera ha accumulato, in questi ultimi anni, delle forti riserve. Ma esse stanno inertf; nelle sue mani (1); sono, in grandissima prç>porzione, redditi non guadagnati e non impiegati; sono, quasi per definizione, propriò quella ricchezza,. che è suscettiva di quelle grandi traslazioni che la politica può fare. Oltre a ciò - e una < democrazia> non può dimenticarlo - è di qui chesi alimenta ininterrottamente, con una specie di tributo ordinario, la attualereazione. (2) Questa, d'altronde, non è sorta a caso, lo si sa, in seno alle classi agrarie. Tutti i paesi d'Europa presentano, per ragioni di successioni storiche e di confluenze psicologiche, il fenomeno della coincidenza del conservatorismo e dell'agrarismo. Ma in ciascuno di questi paesi esso ha assunto delle tonalità e delle graduatorie speciali, e solo da noi ha adottato lo spirito e le forme d'una vera e propria reazione preliberale. In realtà l' improvvisato edificio del nostro liberalismo è sempre stato sottoposto a minaccie , di ritorni di questa specie, e non sarebbe difficile stabilire che essi si sono sempre compiuti per mano delle classi terriere. L' idea dello Stato e, più: ancora, dello Stato liberale, è estremamente lenta a mettervi radice e una democrazia sarà sempre pericolante finchè rimangano intatte le loro forze e i loro costumi civili, e finchè altri costumi e altre forze non s~ saranno loro imposti vittoriosamente. Lo Stato, alla cui < creazione > (perfettamente :: creazione) Amendola vuole indirizzare la nuova democrazia, non potrà risorgere se non quando altre classi'borghesi, che non siano agrarie, vi avranno dato opera. Si sta cosl ripetendo da noi, tardi e con scorci più intensi, quel processo medesimo, che dappertutto ha reso, anche politicamente, sinonime ·due parole: città e civiltà. Anche per questo una democrazia (non è, del resto, ogni democrazia, per definizione, interclassista?) non può prescindere da quei ceti della borghesia, che non scorgono contrasto fra la (1) Anche questa affermazione è un'altra prova della incomprensione della realtà da parte degli scrittori della democrazia nei confronti degli agricoltori: essi credono ancora al calzetto.- che· serva da salvadenaro agli agricoltori, quando invece i proprietarii fondiarii che si interessano delle loro terre i loro risparmii investono in migliorìe agrarie, e quelli assenteisti purtroppo i loro redditi spendono e spandono nella vita lussuosa della città. - (Nota della redazione). (2) Veramente parrebbe che il tributo fosse pagato principalmente dagli industriali, finaeziatori delle elezioni e dei giornali ufficiosi. - ~< Nota della redazione) • • Biblioteca -■ no Bianco ...
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