AMENDOLA E LA DEMOCRAZIA 353 rio, il Legislativo ecc. ec., scompare sempre il governante e appare sempre il governato in veste di tittadino ; è una specie di 1848 francese ripensato da una austera e sobria mentalità politica inglese ; è, nel suo genere, una rivoluzione. Qui sorge il quesito : con quali forze potranno essere compiute queste trasformazioni ? Amendola accenna, qua e là, alla < libera propaganda > e alla conversione della < pubblica opinione >. Sono cose senza dubbio rilevantissime. In quanto i problemi politici sono problemi di mentalità e di civiltà, è anzi questa la sola via veramente maestra: perchè ~ la via della coscienza, tocca il fondo delle cose e non consente ritorni. Ma, appunto perciò, siamo qui forse più sul terreno della storia che su quello politico, e, per stare saldi su questo, occorre vedere quali sono le forze, che, restando immutato o quasi l'ambiente di civiltà, possono agire su una certa direttiva. Quali sono, dunque, nel caso nostro queste forze ? Oppure, che è 1o stesso, quali sono le forze che vi fanno contrasto ? O, che cosa è, insomma oggi questa dittatura ? Come < classe politica >, ( cosl dicono i fascisti) o come fazione governante (ciò che è più esatto) essa non è che una organizzazione di uomini armati. Ma, come moto e fatto sociale, essa è qualche cosa di diverso e di più, ha delle classi, degli interessi e dei ceti naturalmente destinati a difenderla. Questi sono, è certo, in diminuzione. Una parte di essi (quelli, per intenderci, della borghesia industriale) è già stata abbastanza < ricostruita> e si sente, almeno per qualche tempo, rimessa in sella; ha avuto dei profitti; ha delle possibilità (1). Per un'altra parte (quella, 'ali' ingrosso, della piccola borghesia) è accaduto il contrario: essa è stata malmenata e schernita; non ha ricavato nessun utile concreto; e già si sta rapidamente voltando verso l'opposizione. Ma con tutto ciò, anche fatte queste tare che sono ingentissime, delle forze ne restano. Non sono certo quelle che vanno sotto il nome, mitologic,o, di < dittatura capitalistica >. Questa sarà, se pure, concepibile in paesi, come gli anglosassone e germanico, ad altissimo sviluppo capitalistico, ma non in paesi economicamente arretrati con1e il nostro. Qui il capitalismo vero e proprio vi è in minima misura, e la .stessa _formazione borghese è abbastanza scarsa. In realtà, quando si parla, con un vocabolario d'importazione propagato dai socialisti, di < capitalismo > e di e borghesia >, bisogna riferirsi al fatto della proprietà nuda e semplice. Sono anzi le forme più attardate ed inerti di essa· che, per essere da lungo tempo consolidate, sono, anche nella sfera politica, le più forti e paiono le più rappresentative della intera borghesia. Ma, allora, in fondo, la difesa conservatrice fatta dalla dittatura fascista si risolve nella difesa, veramente utile e difficilissimamente surrogabile, della situazione morale e materiale soprattutto dei proprietarii terrieri. Il fenomeno è ben noto, e, in genere, si collega alla affinità tradizionale fra mondo agrario e mondo reazionario. Ma esso ha anche i suoi caratteri (1) Veramente le manifestazioni di questi ceti (larghissimo finanziamento dei giornali fascisti, deliberazioni genovesi, articoli polemici contro il Senatore Einaudi, ecc.) non offrono nessun indizio di possibile distacco: l'alta banca e la grande industria, per quanto ricostruite, rimangono ligie al regime fascista, da cui attendono ulteriori benefici e ostinate difese. - (Nota della Red.). Biblioteca Gino Bianco ,
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