La Critica Politica - anno IV - n. 8-9 - 25 settembre 1924

352 LA CRITICA POLITICA ritarismo anche politico. Anche questo si risolve in un processo meccanico ed esteriore, mentre è soltanto attraverso le formule della libertà che la politica si converte in un indefinito sviluppo interiore. La sua <democrazia> è, sostanzialmente, proveniente di qui, rivolta a questo punto. Alcune delle pagine che egli ha scritto avrebbero potuto essere scritte da Max Weber. Il Weber ha inteso rappresentare e organizzare in una democrazia la vecchia società politica bismarchiana durata fino alla guerra e precipitata con la sconfitta. In maniera somigliante l' Amendola tenta qui di raffigurarsi, traverso la guerra, la fine del nostro regime a preponderanza governativa, e di sostituirvi un regime di popolo, di consensi e di democrazia. lVIalo scrittore tedesco ha trovato sulla propria strada due potenti aus"iliari: la rivoluzione e la repubblica. Invece I' Amendola deve risolvere il proprio problema nei limiti delle istituzioni e coi mezzi della legalità. È possibile questo? In ogni modo anche per lui il problema: viene posto in questi termini, ed è a quel risultato che la democrazia amendoliana è tendenzial- . mente indirizzata. Mirando a surrogare, in ogni campo, le libere forze di <popolo> al potere coercitivo del < governo>, essa entra, per forza, nei problemi istituzionali. Ne dà, anche se non estreme, delle soluzioni audacissime. E volendo adoperare una formula celebre e approssimativamente esatta, si - potrebbe dire che Amendola, lealista e democratico insieme, si propone di < circondare la monarchia di istituzioni repubblicane >. Quali siano non è eh iaro; l'enunciazione che l'Amen dola ne fa è forse troppo sommaria. Tuttavia il tipico bersaglio di ogni democrazia liberale genuina, il < Governo> nel senso complessivo e tradizionale della parola, vi appare nitidamente serrato da presso da tutte le parti. Cosl il Legislativo, usiamo parole brevi e classiche, viene limitato a proprio stesso vantaggio; esso non può spogliarsi di tutti i poteri perchè non tutti i poteri gli appartengono; al di fuori di esso, al disopra, parrebbe, (ma dove?) vi è un potere costituente ; e questi è invulnerabile sia dalla Maggioranza sia, per delegazione, dall'Esecutivo. Ma questo poi si trova limitato per un'altra via. Il Legislativo viene posto in condizione di < autotutelarsi > (in che modo? si tratta forse di una forza armata a disposizione del Presidente della Camera, come si vide in Francia nel' 48 ?) e di garantire il diritto della maggioranza contro ogni assalto della minoranza ( il minacciato <bivacco> dell'ottobre 1922, del luglio 1923, ecc. ecc.) Ancora. L'Esecutivo avrà di fronte un Senato non di nomina regia, e cioè governativa, ma elettivo; il corpo elettorale potrà essere: professionale, sindacale, di interessi ecc. ecc; ma elettivo i Senato sarà, e il < Governo > non ci avrà mano. Inoltre il Giudiziario dovrà essere un potere, un potere veramente indipendente; indipendente (dice Amendola con un accento schiettamente rivoluzionario) come una Chiesa ; giudicherll se le leggi, i deèreti e i decreti legge sono o non sono < costituzionali >, sarà il padrone del padrone, il Governo del Governo. E infine, il decentramento; ossia la sottrazione ali' Esecutivo della materia stessa su cui esercitare il proprio potere ; la sua decongestione - i commissarii regi e prefettizii a migliaia (1)- ; in ogni caso il limite posto all'autorità centrale, e, in luogo di questa, la libera esplicazione delle forze locali nelle forme di una Democrazia diretta. Questo è il concetto unico, finale che è in fondo a tutte queste trasformazioni istituzionali; dietro il Costituente, il GiudiziaBiblioteca Gino Bianco

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