La Critica Politica - anno IV - n. 8-9 - 25 settembre 1924

DISCUSSIONI f\mendola e la democrazia Quest'ultimo volume di Giovanni Amendola, La Democrazia (1), è degno del massimo rilievo. Vi si rivelano, infatti, delle preoccupazioni di natura istituzionale del tutto ignote ai nostri uomini di parte costituzionale. Il liberalismo e la democrazia, a cui questi da quarant'anni ufficialmente aderiscono, si sono risolti, in una completa negazione dell'uno e dell'altra. Lo sforzo principale degli uomini di Governo è stato quello di impedire la formazione dei partiti autonomi. Alla loro volta i partiti di opposizione, che via via accennavano a formarsi, erano pronti - esclusi quelli di sinistra estrema - a dissolversi se qualche loro uomo veniva <elevato> al Go- ·verno. Dal convergere di questi sforzi corruttori e di queste inclinazioni suicide è nato il fenomeno centrale di mezzo secolo di politica italiana: il trasformismo, da cui si generano tutte le < dittature >, che hanno governato, più o meno franche e brusche, il paese. Ma in che cosa si risolvono poi tutte queste pseudodittature, paradittature ecc. ecc., che da Depretis in giù ci hanno dominato? Nell'onnipotenza del Governo e nella impotenza del Parlamento, nella esaltazione dell'Esecutivo e nella umiliazione del Rappresentativo, nell'arbitrio dei gruppi dirigenti e nella degenerazione di ogni attività politica del paese. Il fascismo e, per esso, l'on. Mussolini rappresentano l'esasperazione, presuntuosa e infantile, di questo vecchio sistema paesano. Essi portano una irruenza giovanile nelle forme di questa annosa decrepitezza politica italiana. Hanno osato perfino (e logicamente) battere in breccia le parole stesse, cioè l'ultimo residuo di pudore civile, di liberalismo e di democrazia. Ora dai ranghi liberali e democratici si è alzata qualche voce a richiedere alla consorteria fasci sta e al burocratismo mussoliniano imperante nel governo, una parte di condominio. Ma nessuno (2) si è levato a rivendicare i principii, onde, da parte dei costituzionali, sopratutto <liberali >, era, ed è ancora il trasformismo che continua. L'on. Amendola, no; Egli attacca il sistema; collocato in una condizione di avversità ,guerreggiata alla dittatura fascista, la sua rivolta di teorico è proporzionata alla sua attuale sconfitta di militante. Egli viene poi dalla cultura, dall'alta cultura. Di qui ha appreso che la passione dei principii è tutt'uno colla passione della pratica più intensa, ossia delle azioni più profonde. Le sue inclinazioni poi ai quesiti dello spirito e agli interrogativi dell'interiorità dovevano condurlo per forza a oppugnare le forme dell'auto- (1) GIOVANNIAMENDOLA: La Democrazia dopo il 6 aprile. Prefazione di Gerolamo Lazzeri: Edizioni < Corbaccio >: Milano. Dopo che questo articolo era scritto si è avuto il raduno dell'ultimo Gran Consiglio Fascista. Ne è uscita la proclamazione solenne che il fascismo è un fatto e una forza < rurale >. È la tesi madre dell'articolo. (2) Fovel dimentica evidentemente il Corriere della Sera che prese tempestivamente una posizione nettis~1ma in difesa delle tesi liberali. - (Nota della Redazione). Biblioteca Gino Bianco

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