LE DUE ITALIE 293 guerra: di qua e di là dalla linea che delimitava la zona di operazioni, moltissimi - la gran maggioranza - fecero serenamente il loro dovere, con austera cornpostezza, e fra questi milioni di cittadini che servirono in umiltà e in silenzio la patria ve ne sono migliaia e migliaia che valgono almeno quanto coloro i quali presentano il conto delle loro benemerenze guerresche. Il semplice fatto della presentazione del conto è un indizio di meno squisita sensibilità, e diviene titolo di demerito. Il combattente degno di tutto il rispetto è colui che finita la guerra è tornato al suo campo, al suo negozio, alla sua officina e ha ripreso con disciplinata fermezza il suo posto, pensando che la vita è milizia in, ogni momento e in ogni luogo. Nessun episodio eroico di guerra, nessuna decorazione, nessuna mutilazione autorizza il combattente di ieri a bighellonare per i caffè, a cianciare di Patria con diritto di esclusiva, ad abbandonarsi all'ozio, al gesto violento, a conquistarsi un posto di pri- . vilegio uscendo dai ranghi. Questa ostentazione delle benemerenze di guerra, salutate con tanti fiori retorici, è uno dei mali peggiori del dopo guerra, e i combattenti rimasti nei ranghi hanno il dovere di richiamare in riga chi n' è uscito senza specifici titoli di competenza, di laboriosità, di vita integra. Contro i politicanti, contro gli affaristi, contro i profittatori Sem Benelli -esalta gli industriali attivi ed operosi, gli artieri che danno un'impronta personale al loro lavoro, i professionisti e gli impiegati, dimenticando purtroppo da buon letterato la classe più numerosa e più tormentata, i contadini, che costituiscono il nerbo vero della Nazione e che, dopo aver dato ieri all'Italia la sua Santa Fanteria regina delle battaglie, costituiscono oggi la massa che lavora e risparmia e il serbatoio delle più schiette energie della nostra razza. Perdoniamo al poeta Benelli la omissione certo involontaria, e associamoci a lui nella esaltazione lirica delle virtù pazienti e inesauribili della grande massa del popolo italiano : associamoci a lui nel proclamare che ad essa bisogna pensare, che dei suoi sacrifici, delle sue aspirazioni va tenuto conto, senza perdersi dietro il voc\o rissoso dei politicanti e senza farsi abbagliare dal fasto degli affaristi. Ma.... queste constatazioni, queste affermazioni nobilissime restano pura esercitazione letteraria e giornalistica se da esse non si scende nel campo concreto dell'azione politica, se non ci si domanda perchè l'Italia infetta, ciarliera retorica e sperperatrice, prevale politicamente sull'Italia onesta, produttrice e risparmiatrice tenace. Le prediche morali hanno lasciato sempre il tempo che hanno trovato : il ragno rimane nel suo buco malgrado gli esorcismi, se alla predica non segue l'azione. L' importante è di vedere come si possono spodestare i politicanti, i banchieri, i profittatori e come si possono valorizzare i ceti laboriosi, facendoli pesare sulla bilancia politica per quello che valgono veramente. E -Sem Benelli tace su questo punto altrettanto fondamentale, che in i lio eca •Gino Bianco )
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