La Critica Politica - anno IV - n. 7 - 25 luglio 1924

I r Le due Italie L' on. Sem Benelli, quando fu deputato per la prima volta e quando accettò con qualche esitazione la candidatur.a per le elezioni del 6 aprile, non dette prova di soverchio acume politico : parve troppo spesso nei suoi discorsi e ·nelle sue interviste un retore più che un artista, un letterato più che un uomo politico. Ma nella emozione profonda suscitata in lui dalla tragica fine dell'on. Matteotti e nella crisi spirit~ale sussegui- ~ane, egli ha mostrato di comprendere la situazione politica italiana molto meglio di quello che non l'abbiano compresa gli altri deputati della maggioranza e i signori deputati delle opposizioni. I due articoli da lui pubblicati nel Giornale d'Italia meritano di essere letti e meditati, anche se sia consigliabile sfrondarli un po' dalle imagini poetiche. L' on. Benelli, con l'autorità che gli deriva dal suo passato di combattente e dal suo ufficio di deputato, ha posto in piena luce il punto fondamentale della lotta politica in Italia, e il suo atteggiamento non è stato senza influenza su quello dell'on. Delcroix e dell'on. Ponzio di San Sebastiano. Altri aveva già detto in sostanza quello che l'on. Benelli ha scritto, ma la sua posizione e il momento scelto per scrivere hanno dato a quelle affermazioni una risonanza e una efficacia, che prima non avevano avuto. E in politica è questo che veramente conta. L' on. Benelli ha recisamente affermato che vi è un'Italia infetta, caratterizzata dal politicantismo, dall'affarismo bancario, dallo spirito di ricatto che anima quegli ex combattenti che ostentano le loro benemerenze di guerra per esigere titoli blasoni posizioni e quattrini ; e vi è un'Italia sana onesta laboriosa, costituita dalla gran maggioranza dei cittadini, di ogni parte politica e di nessuna parte politica, che lavorano producono e pagano le tasse dirette e indirette. L' Italia dei politicanti e degli affaristi, che passano dall'uno e dall'altro gruppo politico o che si attaccano ad uno come mignatte, fa sempre un gran vocìo, e pretende di d~ttare legge all'altra Italia, che li lascia fare e continua rassegnata a produrre e a pagar tasse. ~ Con queste vociferazioni è ora di finirla; è ora che quelli che producono non si lascino più abbindolare d~lla retorica e dall' intrigo, e avochino a se stessi il potere, acquistando finalmente la coscienza del · loro valore e avendo la percezione precisa del male che ali' Italia fanno i retori, i demagoghi, i profittatori della politica, siano essi annidati al Viminate o si appartino sdegnosi sull'Aventino delle opposizioni, per prepararsi il trampolino per la futura scalata al potere. \ Biblioteca Gino Bianco

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