La Critica Politica - anno IV - n. 7 - 25 luglio 1924

328 LA CRITICA POLITICA preferibili al gelido congedo dato a Giovanni Gentile, fra l'indifferenza degli amici e dei colleghi e il compiacimento dell'opinione pubblica. Il decreto sulla Stampa. Il Governo ha cavato fuori il decreto sulla Stampa che un anno fa Mussolini aveva fatto approvare dal suo Consiglio di Ministri e poi - per l'insurrezione di tutta la Stampa - aveva rimesso prudentemente a dormire in un cassetto. Il decreto è aggravato da qualche aggiunta e da un secondo decreto che ne affretta l'esecuzione e da una circolare del Ministro Federzoni che, in quanto doveva rimanere riservata ai prefetti, ne ribadisce tutto lo spirito partigiano. Di questo decreto che, sopprimendo la libertà di Stampa, mette il nostro paese al disotto di ogni altro paese d'Europa e d'America e che ci riporta politicamente indietro di un se- ·co~o, sono stati dati giudizi severissimi dalle più diverse parti, da parte fascista persino. I giornali sono stati quasi unanimi nella protesta: solo il Popolo d'Italia, l'Impero, l'Idea Nazionale e qualche altro giornale minore fascista l'hanno approvato e difeso; altri giornali fascisti hanno fatto a1npie riserve e hanno dichiarato di accettare il decreto, di cui riconoscono la gravità, per l'eccezionalità del momento e come provvedimento assolutamente temporaneo. Crediamo opportuno riprodurre qui qualche giudizio._ La Stampa di Torino: < Un nuovo istituto giuridico., quale è questo della diffida con tutte le sue gravissime conseguenze, non può essere introdotto, come principio fondamentale di diritto, in sede di rego- .lamento, a modificare sostanzialmente una legge, anzi, in questo caso, lo stesso Statuto del Regno. Il regolaBiblioteca Gino Bianco mento perciò non poteva e non può essere considerato se non come incostituzionale e nullo. Proprio in un momento in cui tutti toccano con mano i tristissimi effetti di un regime compressore di libertà, proprio oggi, il governo si decide a colpire una libertà così essenziale come quella della stampa con un col po mortale: una libertà, che esso stesso aveva riconosciuta - in ben altre condizioni che 1ton avrebbero dato <:11 provvedimento il carattere gravissimo che esso assume oggi - l'opportunit'à e la necessità di non toccare >. Il Corriere della Sera: " La censura, pur così pesante nella . memoria, fu in paragone un ingombro leggero. La censura aveva una certa logica, poichè vegliava sull'opera del giornalista; oggi invece il giornalista deve essere il censore di se stesso, ed esprimere il proprio dissenso in modo da avere, su per giù, il consenso di coloro da cui si dissente, e deve giudicare le gesta degli uomini e del partito dominante con la preoccupazione di meritare l' indu] genza dei criticati, o deve esporre il proprio giornale alla sop- . pressione. Invece della normalità promessa abbiamo la maggiore esasperazione del regime eccezionale n· L'Epòca, fascista, di Roma: < Lo accogliamo con senso di disciplina e non senza mortificazione, e con lo schietto augurio di prossimo ritorno a condizioni normali di vita>. ll Corriere d'Italia, cattolico filofascista di Roma : < Avremmo preferito francamente che non ve ne fosse stato di bisogno. Il decreto insieme a disposizioni mature nella coscienza di tutti i galantuomini, ne contiene altre che potrebbero, in mano dei prefetti, risolversi in arma di persecuzione politica

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