Il decreto sulla Stampa . Diamo posto a questo commento di Prezzolini al decreto sulla stampa. Fu pubblicato in Coscientia. Ma per noi - in quanto vi troviamo idee che sono anche nostre - il suo valore è nel fatto che viene da chi ha guardato al fascismo con simpatia o ad ogni modo ha creduto che gli si dovesse prestareuna certa fiducia e che ci fosse sotto davvero l'inizio di un rinnovamento .. Il decreto legge che modifica la legge statutaria sulla stampa invece di accrescere la forza dello Stato, la diminuisce e l'abbassa. Esso non farà che aumentare la convinzione, da ogni cittadino italiano nutrita in cuore, che il primo nemico suo è lo Stato. Essa corrisponde a quella concezione, tutt'altro che etica, dello Stato " che si difende ed attacca,,, cioè dello Stato ridotto alla altezza morale del rissante domenicale o del selvaggio e del nomade. Essa ferisce nel cuore l'idea dello Stato, che è essenzialmente giustizia supe~iore alle parti, abbassandola all' idea di potenza partigiana, incerta, vessatoria, diffidente, ricattatoria. Con ciò intendiamo dividerci da coloro che fanno della libertà di stampa un diritto che I' uomo, quasi nascendo, si porterebbe con sè. Essa è il frutto di una concezione della vita e di una lotta e di sacrifici di generazioni. Non sappiamo quanti, fra coloro che oggi protestano, partécipano col cuore e con l'intelletto a questa concezione della vita sociale. In generale è facile trovare i difensori di ogni libertà, ed in particolare di quella di stampa fra coloro che sono disposti a negare la libertà, ed in particolare quella di stampa, agli, avversari, appena abbiano la forza di farlo. La libertà di stampa deve avere, per esistere, forze vive che la sosten-- gano. Il decreto legge ora emanato dimostra che queste forze vive non ci sono in Italia, come non ci sono in Russia, in Turchia, in Spagna ed in altri Stati. È inutile e vana la protesta per il diritto conculcato, quanto è vana e fatalista, la speranza che la libertà sia per risuscitare da sola e che " essa sarà l' uJtima parola ". Non c'è un destino che premi con la libertà i popoli ; la libertà è un premio dei popoli più saggi ed elevati. Essi sanno conquistarla e mantenerla con prove assidue e tenaci. Essi perdono facilmente le libertà regalate. Tale è il caso nostro e guai se questo segno palese e ufficiale di questa nostra inferiorità non provocasse almeno un esame di coscienza. Bisogna essere.... grati a chi ci mette dinanzi agli occhi ia dura realtà, che gli Italiani d'oggi non hanno e non sanno conquistare la loro libertà. Lo scalpore che oggi si fa, meraviglia. Non cessò forse col 1915 la libertà di stampa? Fu essa mai restituita a pieno? Le violenze contro il pensiero, espresso per mezzo della stampa, impunite da parte d~gli organi giudiziari e non impedite da quelli della pubblica sicurezza, non furono forse· la regola, durante gli anni che seguirono la guerra? Biblioteca Gino Bianco
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