La Critica Politica - anno IV - n. 7 - 25 luglio 1924

L'ASSOCIAZIONE DEI COMBATTENTI 313~ certa gente che nel 1919-1920 l'aveva fatta troppo grossa. Il combattentisnz<> aveva ormai i destini d' Italia in pugno, e con questi lieti auspici veniva tenuto, a balia da Savelli, e compiacentemente sorretto con le dande da Arangio Ruiz, che da vecchio radicale, pur essendo fascista e caporale d'onore, sentiva la necessità di dare uno sbocco ortodosso all'antifascismo istintivo della grande massa dei combattenti. . Scherzi a parte il mussolinismo combattentistico non è che il penultimo tentativo - vedremo poi l' ultimo - di rimettere le cose in pristino, di riportare l' Italia alla situazione democratica ante marcia su Roma. È bene che ci intendiamo sulla parola democrazia. Sebbene essa sia assunta nel suo significato etimologico, nel suo valore dottrinale da un gruppo di persone onorevoli per coltura e preparazione spirituale, storicamente e in Italia ha voluto dire ben diversa cosa. Uscendo dal limbo della predicazione mazziniana, la democrazia degli italiani fu sempre negatrice della libertà, e fece sempre consistere la sovranità popolare, che dovrebbe essere pilastro fondamentale della sua dottrina, nella designazione di un rappresentante al parlamento, mediante la solenne cerimonia del voto, da parte dei cittadini, che ridiventavano, esaurito questo compito, schiavi dei pubblici poteri. La democrazia italiana fu giacobina e intollerante per sacra necessità di cose durante il periodo rivoluzionario garibaldino, inetta a realizzare l'ideale di libertà quando sali al potere, con la sinistra storica, bolsa e vaniloquente quando fece l'opposizione dai banchi dell'Estrema. Nel primo quindicennio del secolo, smarrito ogni ricordo delle sue origini, senza più principi e direttive, scese tutti gli scalini dell'abbiezione, e non fu che una accolta di ambiziosi alla caccia di portafogli. Nel dopoguerra, divisa in gruppetti, fece il maggior male possibile al regolare funzionamento della proporzionale. Poichè le parole valgono non per un astratto originario significato, ma per quello assunto storicamente, noi possiamo senz'altro considerare come democratico il regime che fu preso d'assalto dal fascismo. Stato accentrato, dominato dalla burocrazia, protettore di cricche bancarie, industriali ed operaie parassitarie, governo in teoria difensore delle libertà statutarie, in realtà indulgente - a tutte le violenze di mazzieri. Se il fascismo ha un merito, è quello di aver tolto i veli che coprivano pudicamente il dominio del potere esecutivo, di avercelo mostrato operante, come da settant'anni a questa parte, al di fuori di. ogni patto costituzionale, di ogni concezione liberale. Il Mussolinismo dell'associazione combattenti rompendo la chiusa compagine del fascismo, doveva riportare fra gli eletti tutti gli antichi democratici che fino ad ieri consideravano l'associazione terreno di pascolo comune, e restituire alt' Italia un Giolitti quarantenne. Ahimè, il sogno dell'amico Savelli (che a causa della sua adorabile ingenuità, era diventato, senza saperlo, un raffinato e machiavellico uomo politico) è destinato a restare un sogno. Il collaborazionismo dei combattenti per opera dei fascisti diffidenti ebbe i suoi martiri in Bergmann ed Arangio Ruiz, e non valse ad essi l'avere agitato dinanzi a l'assemblea dei delegati provinciali, prima delle elezioni, la mozza testa sanguinosa della federazione di Sassari. Ma l'ora del trionfo collaborazionista sembrava oramai prossima, dopo il 6 d'aprile che aveva portato trenta deputati combattenti alla Camera, dopo la biblica orazione Delcroix, dopo l'elegante esercitazione equilibristica del Duce adorna di passaggi pieni di seduzione, con cui s'era chiusa la prima grande discussione parlamentare. Neppure il movimento Italia Libera faceva più paura. Ed infatti soltanto Biblio eca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==